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Sostenibilità

Stop agli incentivi per le rinnovabili

Raggiunti gli 8.000 Megawatt di potenza si staccherà la spina. Per il ministro dello Sviluppo economico l’energia rinnovabile è costata 20 miliardi in dieci anni e incide solo per il 4,5% dell’energia prodotta. Berlusconi: “Sì alle centrali nucleari come in Francia: ipersicure e portano lavoro”

Interrompere il meccanismo degli incentivi sulle energie rinnovabili. Ad affermarlo il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che in occasione di un incontro milanese tra imprese lombarde e governo ha sottolineato il costo dei finanziamenti. L’energia rinnovabile è costata 20 miliardi di euro tra il 2000 e il 2010 agli italiani” sottolinea il ministro, in cambio del 4,5% di energia prodotta. Questi costosi incentivi al solare fotovoltaico verrebbero tagliati a decorrere dal primo gennaio 2014, o al raggiungimento del limite fissato in 8.000 Megawatt di potenza. Una disposizione contenuta nella proposta di decreto in attuazione della direttiva comunitaria 2009/28/CE che dovrebbe approdare nel prossimo Consiglio dei ministri. I punti principali del provvedimento sono tre: stop agli aiuti dal gennaio 2014 oppure al raggiungimento del ‘tetto’ al fotovoltaico a 8.000 megawatt (che secondo gli ambientalisti avverrà già dall’estate prossima); taglio retroattivo del 30% per gli incentivi per l’eolico; sistema di aste al ribasso per i nuovi impianti.

A rischio investimenti e 120mila posti di lavoroIl risultato del decreto, secondo le associazioni e gli imprenditori delle rinnovabili, sarebbe uno stop agli incentivi che inciderebbe anche su quegli impianti in attesa dell’allaccio alla rete con “conseguente perdita dell’investimento”, oltre che su quelli in fase di progettazione che non avrebbero i finanziamenti dalle banche. C’è inoltre il capitolo occupazione: senza il piano incentivi, produttori e associazioni parlano di un “crollo per il fotovoltaico con oltre 120.000 posti lavoro a rischio”. Dall’altra parte, però, la risposta del premier Silvio Berlusconi che sottolinea la necessità di investimenti per l’energia nucleare. “Tutta l’energia che consumiamo la paghiamo più del 30% in più rispetto al resto d’Europa – spiega – La Francia si è dotata di 85 centrali nucleari e pensate che quando si deve decidere dove costruirne una, scatta la competizione tra i comuni perché le centrali portano lavoro e sono ipersicure”.