Ogni soldo risparmiato è un soldo guadagnato». Così recitava De Niro in una vecchia pubblicità sulle lampade a risparmio energetico. Vero. Ma se vi dicessimo che i soldi guadagnati possono diventare due? È così, a patto di riqualificare tutta la casa e non solo l’impianto elettrico. Seguiteci nel ragionamento: secondo uno studio americano, un’abitazione ecosostenibile taglia il 35% delle bollette. E per ogni euro risparmiato in luce e gas si possono chiedere fino a 95 centesimi in più di affitto rispetto a un immobile non riqualificato. Insomma, una casa green non solo è risparmiosa per chi ci vive ma diventa più redditizia come investimento: il canone di affitto è più elevato e in caso di vendita si incassa fino al 13% in più rispetto a un immobile vecchia maniera. Insomma, conviene due volte. E non solo alle tasche del proprietario: se tutte le case fossero green, infatti, anche l’Italia sarebbe un Paese più pulito e soprattutto più ricco. Perché sono proprio gli immobili a consumare più di un terzo del fabbisogno energetico complessivo della Penisola. Molto? Certo, ma del resto circa il 70% di questi è stato costruito quando ancora non esistevano norme sull’efficienza energetica e uno su quattro non ha mai subito neppure un intervento di riqualificazione. Una percentuale leggermente inferiore alla media europea, vero, ma che non impedisce all’Italia di arrivare ultima in termini di efficienza nelle emissioni di CO2. E questo proprio a causa dei consumi energetici del comparto abitativo. Insomma, abbiamo un enorme patrimonio residenziale, ma del tutto inefficiente: peccato, perché se venisse riqualificato si potrebbero risparmiare circa 44 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio entro il 2016, il che aiuterebbe a raggiungere gli obiettivi previsti dal pacchetto clima ed energia della Comunità europea. Chi o che cosa frena la riqualificazione? Di sicuro non sono i costi: se una casa normale si aggira sui mille euro al metro quadrato, farla green aumenta il budget di 50 o 100 euro appena. Un’incidenza molto bassa sul prezzo finale dell’edificio. Senza contare che una casa green si ripaga da sola: per una famiglia la riduzione annua di spesa tra riscaldamento e raffrescamento è tra i mille e i duemila euro. E ogni soldo risparmiato…
QUANDO NON CONVIENE Non tutte le diverse soluzioni per l’efficienza energetica sono però convenienti sempre e comunque. Secondo l’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, infatti, ci sono tecnologie per cui, indipendentemente dal contesto di riferimento, non vi è la convenienza assoluta dell’investimento: si tratta di quelle per la generazione energetica da fonti rinnovabili e delle soluzioni di efficienza energetica relative agli elettrodomestici del lavaggio. Esistono poi tecnologie che risultano convenienti soltanto se adottate congiuntamente alla realizzazione di un nuovo edificio, per esempio quelle relative alla building automation, gli elettrodomestici del freddo o le chiusure vetrate, mentre l’illuminazione, le caldaie a condensazione, le pompe di calore, i sistemi di isolamento delle coperture e del suolo o le caldaie a biomassa sono invece tecnologie per cui la convenienza assoluta, dicono gli esperti del Politecnico, si ha già oggi in qualsiasi contesto di adozione, anche in assenza di forme di incentivazione. «A conti fatti», sintetizza Legambiente, «non esiste alcuna ragione economica o tecnica che impedisca di progettare e costruire sempre in classe A, con pannelli solari termici o fotovoltaici, pompe di calore geotermiche o altri impianti da fonti rinnovabili». L’obiettivo di queste soluzioni è sempre e solo uno: arrivare in futuro non troppo lontano ad azzerare i consumi energetici.
LA RICETTA DELL’ASSOCIAZIONE Ecco cosa serve per essere un Paese moderno e raggiungere gli obiettivi imposti dalla Comunità europea |
1. Introdurre regole omogenee per la certificazione (oggi sono circa 1,5 milioni gli attestati in un quadro di indicazioni incerte e autocertificazioni) con sanzioni per chi non le rispetta. |
2. Stabilire per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni edilizie oltre una certa dimensione lo standard minimo obbligatorio di Classe A. |
3. Premiare nelle ristrutturazioni edilizie il miglioramento della classe energetica di appartenenza, con incentivi specifici in funzione del “salto” effettuato dalle classi inferiori. |
SE AL VERDE È IL PORTAFOGLIOEco è bello, ma non se costa di più. Gli italiani intervistati da Samsung e Human Highway si proclamano tutti paladini dell’ecologia. L’ecosostenibilità, dicono in coro (95%), è una caratteristica fondamentale quando si tratta di scegliere un elettrodomestico. Ma se il prezzo è alto allora le cose cambiano: solo uno su due pagherebbe la differenza. La conferma viene da una indagine realizzata da Fondazione Impresa: quelli disposti a sborsare di più per un prodotto eco-sostenibile sono il 66%, però erano il 58% solo un anno fa, quindi le cose migliorano. In particolare, il 23% si dice pronto a pagare un extra per qualsiasi tipo di prodotto a patto che sia ecosostenibile, un altro 23% soprattutto per generi alimentari, il 14% per elettrodomestici e automobili e il 6% per interventi di riqualificazione energetica sulla casa. Nulla da fare invece per quel 16,6% che «a causa della crisi», dicono, non può permetterselo. Risparmiare in 9 mosse
I PRIMI E GLI ULTIMI DELLA CLASSE La classificazione energetica indica il fabbisogno di energia per riscaldare e raffreddare la casa e per produrre acqua calda. Il consumo annuo è indicato in kilowatt ora e in litri di gasolio per metro quadrato. Per esempio una casa in classe A+ consuma meno di 15 Kw/h ora e di 1,5 litri di gasolio per metro quadro all’anno. L’ultima della classe, invece, arriva a oltre 160 Kw/h e ben 16 litri di gasolio.
(Ri)farsi un’eco-villa: cosa serve, quanto costa, quanto rende
Anche per le imprese green è meglio |
Risparmi del 20%: ecco cosa possono ottenere le Pmi investendo in tecnologia verde. E lo fanno in media una su tre. Lo dice una ricerca di Fondazione Impresa: su 600 aziende con meno di 20 dipendenti, il 33% è attenta all’ambiente. Come? Acquistando macchinari a basso consumo (27%), usando i pannelli solari per produrre energia (19%) oppure riqualificando gli edifici (18%), anche con l’introduzione di sistemi di gestione ambientale (17%). L’investimento necessario per realizzare un impianto eolico, fotovoltaico o termico si recupera in 12 anni circa. |