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Il problema non sono i «neri», ma il lavoro nero

«Abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale», ribadisce il presidente dell’Inps. La regolarizzazione dei clandesti fa bene al mercato del lavoro. Ma l’Italia ha chiuso le porte ai migranti regolari favorendo l’arrivo di quelli irregolari

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«Proprio mentre aumenta tra la popolazione autoctona la percezione di un numero eccessivo di immigrati, abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale». Così parlò il presidente dell’Inps, Tito Boeri, presentando in un’audizione alla Camera lo studio che ha portato alla stima di costi per oltre 37 miliardi nel 2040 in caso di un azzeramento dei permessi di lavoro per lavoratori stranieri.

BOERI: ABBIAMO BISOGNO DI TANTI IMMIGRATI

Come aveva già segnalato il presidente dell’Inps, le vere emergenze del nostro Paese sono altre, a partire dal ricorso troppo disinvolto cassa integrazione. Ora arrivano altri dati a far riflettere: un lavoratore in nero su tre è clandestino come emerge dai dati delle ispezioni di vigilanza Inps nel periodo 2013-2015. La regolarizzazione degli stranieri, dunque, porta a «un’emersione persistente nel tempo di lavoro altrimenti svolto in nero». Dopo le sanatoria del 2002 e del 2012, l’80% degli immigrati risulta contribuente alle casse dell’Inps anche cinque anni dopo la regolarizzazione. «Il confronto pubblico dovrebbe incentrarsi su come inserire gli immigrati stabilmente nel nostro mercato del lavoro regolare. L’integrazione nel mercato del lavoro contribuirebbe anche a migliorare la percezione che gli italiani hanno degli immigrati».«Il nostro Paese», continua Boeri, «ha chiuso molti canali di ingresso regolare nel mercato del lavoro, mentre sta attraendo un crescente numero di rifugiati ed immigrati irregolari». Mentre è proprio l’immigrazione regolare che«”contribuisce a finanziare il nostro sistema pensionistico». Lo si vede dal numero di lavoratori che hanno ricevuto il permesso di soggiorno in giovane età: la quota degli Under 25 che cominciano a contribuire all’Inps come dipendenti è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015.

CHIUDERE AI REGOLARI E ATTIRARE GLI IRREGOLARI

«Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni», conclude il presidente dell’Inps. «Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps». Senza dimenticare l’aspetto della fertilità: «Non sono i bonus temporanei a cambiare la propensione degli italiani a riprodursi», ricorda Boeri, «il contributo degli immigrati regolari al sistema previdenziale italiano rimarrebbe fondamentale anche nel caso in cui venissero introdotte delle politiche efficace per l’aumento del tasso di fecondità delle donne italiane».