Connettiti con noi

Business

Bondi, il risanatore di Parmalat per i tagli del governo Monti

Al via la spending review che calcola in 4,2 miliardi la spesa da eliminare subito per scongiurare l’aumento dell’Iva; ma la spesa “rivedibile” sarebbe di 295 miliardi. Le cinque anomalie del sistema italiano

architecture-alternativo

Ottanta miliardi di euro di spesa pubblica rivedibile nel breve termine, che sale a circa 295 miliardi nel medio periodo. Sono i primi numeri ufficiali forniti dal governo tecnico presieduto da Mario Monti che ha confermato un repentino taglio alla spesa pubblica pari a 4,2 mililardi di euro da attuare tra giugno e dicembre 2012; un intervento che dovrebbe scongiurare – ma non è ancora escluso – l’aumento di due punti dell’Iva in programma a ottobre. “Una riduzione di 4,2 miliardi – spiega il governo in una nota – da ottenersi in 7 mesi equivale a 7,2 miliardi su base annua e corrisponde perciò al 9% della spesa rivedibile nel breve periodo (80 miliardi)”. I tagli, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Programma di governo, Piero Giarda, non saranno lineari ma selettivi; sarà realizzata potenziando la linea di risparmio seguita dal Governo nei primi mesi di attività: “ad esempio i risparmi (per oltre 20 milioni di euro) prodotti dalla presidenza del Consiglio grazie alla diminuzione delle consulenze e ai tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui voli di stato e sulle “auto blu”, la soppressione di enti, o la riforma delle province”. In una direttiva il governo ha inoltre indicato ai vari Dicasteri le “linee da seguire per contenere le spese di gestione”. A coordinare i tagli ci sarà lo stesso premier che guiderà un comitato interministeriale composto da Giarda, Patroni Griffi, Grilli e Catricalà.

UN SUPER COMMISSARIO PER LA SPESA. Ma dall’ultimo Consiglio dei ministri arriva anche un nuovo nome, quello di Enrico Bondi, ex ad e commissario straordinario per il risanamento di Parmalat. Il Cdm ha fissato un tetto di 150 mila euro come retribuzione nonostante le proteste del diretto interessato che vorrebbe solo un rimborso spese. Bondi, che sarà in carica un anno, si occuperà di un capitolo della spending review: “razionalizzazione di beni e servizi” e a lui spetterà di attuare, su questo specifico fronte, le scelte politiche di cui ha la delega il ministro Giarda. Oltre alla riduzione delle uscite per i ministeri, la spending review del governo prevede anche la riorganizzazione del finanziamento di partiti e sindacati e quella degli aiuti alle imprese. E per questo arrivano anche due consiglieri ad hoc: rispettivamente, Giuliano Amato e Francesco Giavazzi.

IL RAPPORTO GIARDA, LE 5 ANOMALIE DI SISTEMA. Il rapporto, visionato in occasione del Consiglio dei ministir, analizza le voci di spesa delle pubbliche amministrazioni, con la finalità di evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare alla crescita. La razionalizzazione e il contenimento dei costi sono infatti fondamentali per garantire, da un lato il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, dall’altro l’ammodernamento dello Stato e il rilancio dell’economia e dell’occupazione. Il rapporto pone l’accento su cinque anomalie di sistema:

1. La prima riguarda la struttura della spesa pubblica italiana. In Italia si spende meno della media dei Paesi Ocse per la fornitura di servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficoltà economica mentre le spese per gli interessi sul debito pubblico e per le pensioni superano la media europea. Queste due voci valgono circa 310 miliardi di euro, una cifra che ostacola la flessibilità di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia.

3. La terza è l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari per la produzione.

4. La quarta riguarda l’evoluzione della spesa e la sua governance. Negli ultimi vent’anni, ad esempio, la spesa sanitaria è aumentata passando dal 32,3 per cento al 37 per cento del totale della spesa pubblica mentre la spesa per l’istruzione è scesa dal 23,1 per cento al 17,7 per cento. Ciò è dovuto in parte all’andamento demografico, in parte a decisioni che riguardano la sfera politica e la struttura degli interessi costituiti.

2. La seconda è rappresentata dal costo della produzione dei servizi pubblici. L’aumento dei costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza) non è stato accompagnato da un adeguato livello di qualità. Queste spese, secondo i dati Istat, sono cresciute in trenta anni, dal 1980 al 2010, molto più rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Se i costi del settore pubblico fossero aumentati nella stessa misura del settore privato, la spesa per i consumi collettivi oggi sarebbe stata di 70 miliardi di euro più bassa.

5. La quinta anomalia è nel rapporto centro-periferia, per cui gli enti locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristiche territoriali. Questo porta a una lievitazione dei costi negli enti con un numero inferiore di abitanti.

Credits Images:

Da sinistra: Enrico Bondi, Mario Monti e Piero Giarda