Connettiti con noi

Business

Buoni pasto snaturati, “Serve una legge di settore”

Monta la polemica tra associazioni sull’utilizzo dei tagliandi, da chi accusa un “meccanismo pericoloso” a chi assicura “l’assenza di anomalie”. La proposta dell’ad di Edenred Italia, Graziella Gavezotti, per correggere le attuali “distorsioni di mercato”

Serve una legge di settore per correggere le attuali distorsioni del mercato dei buoni pasto. E’ l’opinione di Graziella Gavezotti, amministratore delegato di Edenred Italia, azienda leader dei buoni pasto con il marchio Ticket Restaurant. “Siamo in un mercato libero – spiega la Gavezotti – ed è comprensibile che ogni azienda abbia la sua indipendenza. Da tempo però Edenred chiede una revisione del quadro normativo per correggere le attuali distorsioni del mercato”. L’appello lanciato oggi dall’ad di Edenred Italia arriva a poche ore dalla polemica sui buoni pasto tra associazioni. Ieri il presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe), Lino Stoppani, parlando della distorsione nel mercato dei tagliandi sostitutivi del servizio mensa, ha tuonato: “La situazione è arrivata al culmine se anche alcune catene della grande distribuzione cominciano a rifiutare i buoni”. Per il presidente Fipe il mercato dei buoni pasto, che in Italia interessa 2,6 milioni di lavoratori, migliaia di aziende e più di 100 mila esercizi convenzionati, rischia il tracollo. “Il problema – spiega – sta nel sistema di aggiudicazione delle gare di appalto dei servizi sostitutivi mensa che trasferisce sulla filiera dei pubblici esercizi tutti gli svantaggi per aggiudicazioni effettuate a valori molto inferiori rispetto al nominale”. Per Stoppani il buono pasto si è trasformato “da titolo di credito mirato per il pasto nell’intervallo di lavoro, a semplice buono spesa utile per comperare di tutto, con evidenti irregolarità anche di natura amministrativa-fiscale”. Questo meccanismo rischia di diventare pericoloso, sottolinea il presidente Fipe. “I buoni pasto diventano dei titoli di credito al portatore, equiparabili in tutto e per tutto a carta moneta che però sfugge al controllo della Banca d’Italia. Se non si cambiano alla radice le regole, tanto vale monetizzare in busta paga il valore del buono pasto”.La risposta dell’Anseb (Associazione nazionale società emettitrici di buoni pasto) non si è fatta attendere: “Non ci risultano situazioni di rifiuto dei buoni pasti e il mercato sta funzionando normalmente”. Secondo il presidente dell’Anseb, Sandro Fertino, “le informazioni riportate si riferiscono a situazioni pregresse nella grande distribuzione. In molti casi – spiega – il non utilizzo dei buoni pasto deriva da decisioni in tal senso delle società emettitrici”.Tuttavia un problema sul mercato dei tagliandi c’è e va risolto. A questo proposito l’Anseb e la Fipe stanno lavorando su una proposta per “difendere il mercato e tutelare lavoratori ed esercizi commerciali”, che prevede termini di pagamento fissi e inderogabili, criteri di accreditamento delle società emettitrici più stringenti, e un’Authority efficace nel controllare e sanzionare le irregolarità del settore.