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Quanto possiamo fidarci della nuova Cina “di mercato”?

A Pechino Xi Jinping apre il Congresso del partito comunista cinese annunciando più capitalismo senza maggiore democrazia: «La nostra economia non si chiuderà al mondo». Indicherà un erede?

Sarà una Cina «ancor più di mercato» quella dei prossimi anni, come ha annunciato Xi Jinping aprendo davanti a quasi 2.300 delegati il Congresso del Partito comunista cinese. «L’economia cinese non chiuderà le porte al mondo», il leader di Pechino, «ma non copierà mai sistemi politici stranieri». Insomma, il capitalismo va bene ma nn se porta con sé la democrazia. O, per usare le parole di Xi, «la dottrina del socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era» con una parafrasi dal sapore maoista.

Congresso del partito, nasce la nuova Cina di mercato

Tra tante promesse, dalla lotta all’inquinamento al pugno duro su Hong Kong fino al «controllo più deciso delle forze armate» contro tutti i terrorismi (compresi i tibetani, per capirci), si attende l’indicazione di un erede da parte di Xi Jinping. Prima del Congresso del partito sono molte le teste cadute e restano in lizza pochi candidati, da Chen Min’er, 57 anni e capo della super metropoli Chongqing, a Wang Yang, 62enne vicepremier.

La lente di ingrandimento resta, però, sull’economia. La Cina di mercato vuole «aprirsi sempre di più» e diventerà un luogo dove le imprese straniere verranno trattate «equamente». Si tratta di promesse già sentite e poi piegate alla realpolitik di Pechino. Il “China Dream” di Xi Jinping si basa su quattro «cardini della fiducia» che entreranno nella costituzione, ma avrà il primo test già tra due settimane con la visita in Estremo Oriente di Donald Trump. Il presidente Usa arriverà fino in Corea del Sud sfidando evidentemente le minacce di Kim Jong-un dal Nord. Che parte prenderà la nuova Cina?

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Il Congresso del Partito comunista cinese durerà fino al 24 ottobre © Getty Images