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Così hanno soffocato il commercio al dettaglio

La crisi del settore nei numeri della Cgia di Mestre: 158 mila attività chiuse dal dal 2008, perse 25 mila aziende nel solo 2016. Grave la crisi al Sud, pesa il ruolo della gdo

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Nonostante l’apparente ripresa italiana, il settore del commercio al dettaglio continua ad annaspare. A dare i numeri sulla crisi di artigiani e piccoli commercianti è la Cgia di Mestre. Sono 158 mila le botteghe che hanno chiuso negli ultimi otto anni. Di queste, oltre 145.000 operavano nell’artigianato e poco più di 12.000 nel piccolo commercio. Il totale? Circa 400 mila posti di lavoro persi.

LA CRISI DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO

«La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e l’impennata del costo degli affitti sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli imprenditori ad abbassare definitivamente la saracinesca della propria bottega», analizza il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo. «Se, inoltre, teniamo conto che negli ultimi 15 anni le politiche commerciali della grande distribuzione si sono fatte sempre più mirate ed aggressive, per molti artigiani e piccoli negozianti non c’è stata via di scampo. L’unica soluzione è stata quella di gettare definitivamente la spugna». Dal 2006 al 2016, il valore delle vendite al dettaglio della piccola distribuzione è crollato del 13,1 per cento, mentre la gdo segna +6,2%. La crisi è perdurata anche nel 2016, nonostante il leggero miglioramento degli indicatori del mercato interno: da giugno 2016 a giugno 2017, hanno abbassato la serranda altre 25.604 unità (-1,2%). Le categorie artigiane che dal 2009 hanno sofferto di più sono autotrasportatori (-30%), i falegnami (-27,7), gli edili (-27,6) e i produttori di mobili (-23,8%). Qualche sorriso invece arriva da parrucchieri ed estetisti (+2,4%), gli alimentaristi (+2,8%), i taxisti/autonoleggiatori (+6,6%), le gelaterie/pasticcerie/take away (+16,6%), i designer (+44,8%) e i riparatori/manutentori/installatori di macchine (+58%).Il Sud è stata ancora una volta l’area che paga il prezzo più alto: Sardegna (-17,1), Abruzzo (-14,5), Sicilia (-13,5), Molise (-13,2) e Basilicata (-13,1). In termini assoluti, invece, è la Lombardia (-18.652) la Regione che ha registrato il numero di chiusure più elevato.