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Debito Grecia, una questione più politica che economica

Ottimismo sull’accordo tra i creditori e il governo di Atene, pronto a intervenire sui prepensionamenti, assegni previdenziali più alti e aliquote Iva. Ma i numeri passano in secondo piano di fronte allo “scontro” tra l’Unione e il primo governo di estrema sinistra in Europa dal Dopoguerra

Le nuove misure sono pronte e il governo di Atene è fiducioso che basteranno a sbloccare altri 7,2 miliardi di euro di prestiti entro la fine di giugno per evitare il default della Grecia. Anche dall’Europa c’è ottimismo sul raggiungimento di un’intesa in giornata. Ma quello che andrà in scena oggi, come riportato in un’analisi dell’Ansa, non sarà un negoziato sui numeri: le posizioni ormai sono vicine, con le nuove proposte il governo ellenico e i creditori distano solo uno 0,5% del Pil greco. Lo scontro sarà tutto politico: un governo di estrema sinistra, l’unico e il primo in Europa occidentale dal Dopoguerra, che si ribella alle politiche di austerità decise da istituzioni a guida democristiana.

IL BIVIO EUROPEO. Da una parte il governo Syriza non può permettersi di tradire le promesse elettorali e gli altri governi non possono permettersi di darla vinta a dei neogovernanti della sinistra radicale che contestano le regole applicate finora, e pretendono un taglio del debito. Anche perché un’apertura dell’Unione potrebbe spianare la strada a movimenti come Podemos in Spagna, Movimento 5 Stelle in Italia, Sinn Fein in Irlanda, Le Pen in Francia, e dare linfa a tutta la galassia euroscettica europea. Senza contare che gli altri Paesi sotto programma o appena usciti, come Cipro, Portogallo, Irlanda e Spagna, potrebbero chiedere un alleggerimento delle condizioni a loro imposte in cambio degli aiuti. Non va dimenticato, però, che mantenere una posizione rigida che potrebbe spingere la Grecia fuori dall’euro avrebbe delle ripercussioni politiche, perché un’Europa incapace di tendere la mano ad Atene darebbe argomenti agli euroscettici, soprattutto in un momento in cui è sotto accusa proprio perché incapace di mostrare solidarietà con la questione immigrazione.

LE PROPOSTE DI TSIPRAS. Intanto la Grecia ha presentato nuove proposte in base alle quali Atene sarebbe pronta ad adottare misure fiscali permanenti pari al 2% del pil mentre i creditori chiederebbero misure per il 2,5%. Lo 0,5% mancante verrebbe coperto da altri “provvedimenti amministrativi”. Accetterebbero poi di abolire le pensioni anticipate dal 2016, e aumenterebbero il contributo di solidarietà richiesto a contribuenti e società. Ma tutto in cambio di una ristrutturazione del debito. Su questo punto, i creditori sono disposti ad offrire quello che già proposero Samaras a novembre 2012: un taglio degli interessi sui prestiti bilaterali, un’estensione delle scadenze dei prestiti Efsf di 15 anni e il pagamento di interessi differito di 10 anni. Ma solo se Atene approverà tutte le misure richieste.

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In primo piano il primo ministro greco Alexis Tsipras