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E-commerce in Italia: promossi i consumatori ma non le imprese

Solo 3 Pmi su 10 utilizzano la Rete come canale addizionale di vendita o acquisto, ma chi lo fa riesce a conquistare più facilmente anche il mercato estero

La Rete? Un canale preferenziale per l’export ma, al tempo stesso, un terreno inesplorato dalla maggior parte delle piccole e medie imprese italiane. L’analisi appena realizzata da Google in collaborazione con Doxa Digital parla chiaro: se tra i consumatori italiani – anche grazie ai dispositivi mobile come tablet e smartphone – l’e-commerce sta diffondendosi a macchia d’olio (nel 2012 un vero e proprio ‘boom’ con un +30% di web shopper, saliti a quota 12 milioni), le imprese registrano un ritardo palpabile. Nonostante esista una correlazione diretta tra uso di internet ed export – chi possiede un canale e-commerce riesce a compensare meglio la crisi o persino a incrementare il proprio fatturato – solo 3 Pmi italiane su 10 si avvalgono del commercio elettronico come canale addizionale di vendita o di acquisto.

«Il Web – afferma Fabio Vaccarono, Country director di Google Italy – rappresenta una leva insostituibile per la crescita. Proprio per questo sono convinto che si debba ripartire dal Made in Italy, punto di forza del nostro sistema economico, e abbracciare il digitale per far incontrare la domanda internazionale con le eccellenze del nostro Paese”. Secondo l’analisi di Google e Doxa Digital, ripresa dall’agenzia Adnkronos, Giappone, Russia e India stanno via via diventando terreni fertili per l’export italiano e l’interesse degli utenti globali per la nostra produzione continua a crescere: le ricerche correlate su Google sono cresciute dell’8% nel primo semestre del 2013, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È la moda la categoria più cercata, seguita dal settore automotive; ma a registrare il più alto tasso di crescita è il turismo, mentre restano stabili i dati dell’alimentare.