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Ice, gli stranieri tornano a investire in Italia

Da 0,01 miliardi di dollari nel 2012 gli investimenti diretti esteri sono saliti a 17 miliardi nel 2013, e 20 per il 2014. Prevista un’ulteriore accelerazione per il 2015

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Gli investitori stranieri tornano a scommettere sull’Italia. Se infatti nel 2012 il flusso di investimenti diretti esteri (Ide) era appena di 0,09 miliardi di dollari, nel 2013 si registra un netto balzo in avanti: stando a quanto rilevato dal rapporto Italia multinazionale dell’Ice, l’anno seguente l’Ide è salito a quota 17 miliardi. Le previsioni per il futuro danno inoltre il 2014 sopra i 20 miliardi ed è attesa una ulteriore accelerazione per il 2015.

METÀ DEGLI INVESTIMENTI IN LOMBARDIA. Gli interessi stranieri si concentrerebbero però sul Nord Italia, in particolare sulla Lombardia, terra di destinazione di quasi il 50% degli investimenti stranieri. Tra i settori premiati primeggia l’industriale: da solo, il manifatturiero attira un terzo degli interessi stranieri. A puntare sul nostro Paese sono soprattutto il Nord America e l’Europa (85% delle imprese), ma il vero boom sono le partecipazioni delle emerging multinationals con base in Cina, India, Russia e altri Paesi asiatici, cresciute del +225% dal 2000.

«Mai come adesso c’è una forte attenzione per chi investe e riforme come quelle del Fisco e del jobs act rendono l’Italia più attraente», commenta Sandro de Poli, a.d. e presidente di General Electric Italia. Tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga: nel 2013 il rapporto tra Pil e investimenti stranieri è del 19,5%, ancora ben al di sotto della media Ue del 49,4%. Quanto invece agli investimenti in uscita, ossia provenienti dall’Italia e diretti verso l’estero, nel 2013 ammontano a 32 miliardi. Crescono il numero delle piccole e medie imprese italiane presenti nei processi di internazionalizzazione (11.325 nel 2013), soprattutto in Nord America. L’esempio principe è Fiat Chrysler Automobiles che, secondo il rapporto, si aggiungerebbe a «numerose altre iniziative di grande e media taglia». L’internazionalizzazione dell’imprese italiane darebbe occupazione a 1,537 milioni di lavoratori dipendenti generando un fatturato di 565,3 miliardi di euro.