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Business

Imprese e Big Data, chi li utilizza ha più successo

Secondo la nuova ricerca Microsoft-Ipsos Mori, le Pmi che guardano con attenzione ai propri dati di business hanno più possibilità di crescere in futuro, perché sono più ottimiste e preparate a trovare nuove opportunità

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In un contesto aziendale sempre più informatizzato, le aziende italiane di piccole e medie dimensioni sono attente ai propri dati: il 66% dichiara di avere gli strumenti per gestire le informazioni di business e il 50% è deciso a investire in Data Analytics. Lo riporta lo studio commissionato da Microsoft a Ipsos Mori in oltre 20 Paesi europei, dove l’Italia si distingue in positivo per la capacità di gestire il proprio patrimonio informativo aziendale.

I VANTAGGI DELL’ANALISI DEI DATI. Fare tesoro delle informazioni sull’andamento del proprio business sta diventando un fattore sempre più cruciale per la pianificazione delle strategie future e per la crescita. Vincenzo Esposito, direttore della Divisione Piccola e Media Impresa e partner di Microsoft Italia, afferma: “Quello dei Big Data è un fenomeno ormai pervasivo e aziende di qualsiasi dimensione e settore possono fare affidamento su una quantità sempre crescente di dati provenienti dalle varie funzioni aziendali, ma anche da clienti, fornitori e partner e che possono generare utili insight in termini di consumi, vendite e tendenze di mercato. Gestire questi dati non è una prerogativa delle aziende di grandi dimensioni, anzi rappresenta una leva di crescita per quelle piccole e medie. In linea a quanto succede in Europa, le PMI italiane di maggior successo sono infatti quelle dotate delle competenze e delle tecnologie utili per esplorare tali dati e utilizzarli a proprio vantaggio per cogliere nuove opportunità di business”.

La capacità di analizzare i dati è correlata positivamente con la probabilità di lanciare nuovi prodotti o servizi (per il 46% delle aziende che lo fanno, rispetto al 17% che non utilizza i dati) e di espandere la propria attività a livello internazionale (43% contro il 17%). L’uso della tecnologia per scopi di mercato migliora anche la capacità di innovare per il 73% delle aziende, e si traduce in un maggiore ottimismo verso le prospettive di sviluppo nel 46% dei casi. Tendenze che indicano come gli investimenti in analytics, dalle misurazioni real-time al consolidamento di dati trasversali a più reparti, siano destinati ad aumentare e, secondo le stime di Gartner, raggiungeranno quota 16,9 miliardi di dollari nel 2016.

GLI SCENARI. L’analisi dei Big Data dà un vantaggio competitivo alle Pmi in tre direzioni principali: consente di guadagnare nuovi clienti e consolidare la relazione con quelli esistenti, poiché aumenta la capacità di rispondere meglio alle loro esigenze (77%) e di fidelizzare il rapporto (64%). Inoltre, supporta la produttività grazie alle competenze che si sviluppano all’interno dell’azienda, favorendo la crescita (56%) e, infine, permette di individuare e sfruttare nuove opportunità di business (75%), peraltro una priorità per il 60% dei decisori aziendali.

Da non dimenticare come, a fronte di un maggiore investimento nelle analisi, diventerà sempre più essenziale curare l’aspetto della sicurezza dei dati, già un punto focale per il 60% delle aziende.