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Perché la Bce fa di tutto per affossare le aziende?

Le nuove regole sulle sofferenze faranno crollare i ricavi del settore bancario e aumenteranno i costi per i prestiti alle aziende. Era proprio necessario fermare la ripresa?

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Proprio mentre il settore bancario si stava riprendendo, la Bce fa di tutto per affossare istituti di credito e aziende. Tutto “merito” delle nuove regole che la Banca Centrale europea sta discutendo sugli Npl, i non performing loans che pesano sul sistema finanziario. Nei piani dell’Eurotower c’è la svalutazione al 100% dei nuovi crediti deteriorati dal 2018 dopo due anni di ingresso a non performing se non garantiti e dopo sette anni se garantiti.

Npl, la Bce fa di tutto per affossare le aziende

Nei quartieri generali delle banche italiane, sono partite le prime simulazioni. La parola usata dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli per definire il nuovo regolamento è «macigno». Il costo del rischio nel primo biennio dovrebbe salire di una decina di punti base, portando il costo dei nuovi accantonamenti a 1,3 miliardi annui. Con il calo della redditività (-60 punti base), per il settore ci sarebbe un calo immediato dell’8% dei profitti.

Tra gli aspetti più dibattuti, c’è l’inclusione delle posizioni garantite da collaterale nella svalutazione. Banca d’Italia chiederà la modifica di questo punto oltre all’applicazione delle misure solo ai nuovi flussi e non allo stock di crediti esistenti. Anche se l’obiettivo del provvedimento è ovviamente quello di evitare di creare nuovi stock. «Scende l’incentivo per le banche a originare e tenere sui libri prestiti non garantiti», dice Giovanni Razzoli, analista di Equita Sim al Sole 24 ore. «Le banche potrebbero diventare semplici distributori di prestiti unsecured che sono poi ceduti a soggetti terzi». Con un calo immediato dei ricavi e, allo stesso tempo, un aumento dei costi per prestiti per retail e Pmi, con un inevitabile impatto sugli investimenti delle aziende.