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Nuove tasse, che paura: gli italiani risparmiano 30 miliardi di euro

Nell’ultimo anno accantonati dalle famiglie 2,5 miliardi di euro al mese. Ma anche le aziende smettono di investire: 13 miliardi dormono in banca

Risparmio, che passione. O che paura, visto che ad aumentare la tradizionale propensione al risparmio degli italiani c’è il timore di nuove tasse.

Così ogni anno finiscono nelle banche italiane 30 miliardi di euro, circa 2,5 al mese. Negli ultimi 12 mesi infatti è passato da 861 a 891 miliardi (+3%) il totale delle riserve delle famiglie italiane, secondo i dati Unimpresa.

«C’è paura di spendere e paura di investire, paura di nuove tasse o di ulteriori difficoltà coi bilanci», spiega il presidente dell’associazione, Paolo Longobardi.

AZIENDE BLOCCATE. Il problema è che il trend coinvolge anche aziende e imprese familiari che rinunciano a investire accumulando rispettivamente, di 13 miliardi (da 190 a 203 miliardi) e 2 miliardi (da 43 a 45 miliardi), così come le oltre che dalle onlus (+717 milioni) e gli istituti di credito (+32 miliardi).

In leggero calo solo i depositi delle assicurazioni (-1,3 miliardi) così, complessivamente, le provviste finanziarie sono salite di 78 miliardi (+5%) passando da 1.457 miliardi a 1.535 miliardi.

Tra i risultati più rilevanti dell’analisi per strumento, il comparto del conto corrente ha registrato la crescita più alta tra gennaio 2014 e gennaio 2015: da 789,6 miliardi a 873,1 miliardi in aumento di 83,5 miliardi (+10,57%).

CONTI CORRENTI SU. Sale anche l’ammontare del denaro circolante, passato da 158,6 miliardi a 170,9 miliardi in crescita di 12,3 miliardi (+7,77%). Sono leggermente cresciuti i depositi rimborsabili con preavviso: lo stock di denaro è passato da 310,6 miliardi a 313,5 miliardi in aumento di 2,9 miliardi (+0,94%).

I depositi vincolati a breve scadenza, invece, sono diminuiti sensibilmente, probabilmente in corrispondenza del calo degli interessi riconosciuti dagli intermediari, da 165,4 miliardi a 137,1 miliardi con una diminuzione di 28,3 miliardi (-17,14%). ‘

«Le famiglie e le aziende, che pure avrebbero la possibilità di far circolare denaro, incrementando i consumi e scommettendo sul futuro, preferiscono la via della prudenza», conclude Longobardi. «Si temono momenti ”ancora peggiori, magari accompagnati dall’ennesimo inasprimento fiscale interno o nuovi scossoni in arrivo dal fronte internazionale».

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