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Spending review: se 30 miliardi non posson bastare

Il commissario Gutgeld rifà i conti: 30 miliardi tagliati dal 2014, spesa corrente della pubblica amministrazione tagliata del 18%. Ma per fare meglio serve una riorganizzazione della macchina statale

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A qualcosa allora è servita la spending review. Abbiamo passato anni a sentire i commissari che facevano i conti e promettono tagli da sogno per aggiustare la spesa pubblica. Tutte avventure da Carlo Cottarelli a Roberto Perotti – terminate poi con le dimissioni di chi voleva mettere a dieta la pubblica amministrazione. Ma non tutto è andato perduto a sentire il commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld: i capitoli di spesa eliminati e/o ridotti nel periodo 2014-2017 totalizzano 29,9 miliardi di euro annui di risparmi. Che vuol dire il 18% della spesa corrente della Pa. Lo Stato centrale ha contribuito pe il 24%, mentre gli enti locali solo per il 17%.

SPENDING REVIEW, RISPARMIATI 30 MILIARDI

La domanda viene spontanea? Ma dove sono finiti questi soldi? In conferenza stampa, Gutgeld ha detto che i fondi recuperati hanno contribuito a due terzi del risanamento dei conti pubblici, la riduzione della pressione fiscale e il finanziamento dei servizi pubblici essenziali. Il vero problema è il futuro: dagli 800 miliardi iniziati considerati “aggredibili”, si è scesi a 327,7 miliardi. E il 90% dei costi sono rappresentati dagli stipendi del personale e dagli acquisti di beni e servizi, quindi comprimibili solo in minima pare.

«Oltre a fare una dieta, bisogna cambiare lo stile di vita per perdere chili», è la metafora usata dal commissario Gutgeld. «Non basta togliere capitoli di spesa dal bilancio, senza mettere mano all’organizzazione. Gli obiettivi della spending review sono, sul piano della finanza pubblica, di ridurre il deficit, ma anche ammodernare e migliorare i servizi».

Credits Images:

Il commissario alla revisione della spesa Yoram Gutgeld