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Squinzi: “La crescita deve essere la nostra stella polare”

Il presidente di Confindustria sprona il Paese, sempre più in crisi nella produzione manifatturiera, al cambiamento. “Il terremoto in Emilia comporta uno stop produttivo di 4-6 mesi, a rischio 10 mila posti di lavoro”

Un quadro “preoccupante”, ma l’Italia può e deve cambiare per recuperare terreno nei confronti dei Paesi più avanzati e di quelli emergenti. È l’opinione del nuovo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nel commentare i dati del Centro studi di viale dell’Astronomia che indica come l’Italia stia perdendo quota nella classifica dei Paesi per produzione manifatturiera. “Questo non deve assolutamente significare che ci dobbiamo rassegnare, anzi, al contrario, dobbiamo lottare”, ha sottolineato Squinzi che nella giornata di mercoledì ha fatto visita anche al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (nella foto). “Il cambiamento – ha aggiunto – deve diventare la bussola dell’intero Paese con l’obiettivo di fare rotta verso la crescita, che deve essere la nostra stella polare”.L’EFFETTO DEL SISMA IN EMILIA. La preoccupazione del presidente degli industriali non può, però, non andare all’area appena colpita dal terremoto; oltre alle vittime e a una regione da ricostruire, c’è il problema delle aziende bloccate dal sisma in Emilia. “Si teme, e credo sia abbastanza vicino alla realtà, che ci sia uno stop produttivo di almeno 4-6 mesi – ha stimato Squinzi – Nell’area si produce un po’ di più dell’1% del nostro Pil, rischiamo qualche frazione di punto di Pil soltanto a causa del terremoto”. Sono 500 le aziende che presentano gravi lesioni e sono 10 mila i posti di lavoro a rischio. Il terremoto ha “colpito una parte importante della produzione manifatturiera che deve ripartire al più presto anche per evitare qualche tentazione di delocalizzazione anche delle imprese straniere che operano in quell’area”, aggiunge sottolineando però la “voglia di ripartire al più presto” degli imprenditori “e la grande solidarietà che c’è intorno a loro”.L’AUMENTO DELL’IVA. Per ripartire, a livello nazionale, serve anche una spinta ai consumi che, secondo il presidente di Confindustria, non potrà arrivare con un nuovo aumento dell’Iva. “Siamo tutti in grosse difficoltà, il carico fiscale del nostro paese su imprese e cittadini è estremamente elevato, più degli altri Paesi europei – spiega Squinzi – Il problema è che il gettito dell’Iva cala perché i consumi interni stanno calando: se innalziamo ulteriormente le aliquote Iva c’è purtroppo da aspettarsi un ulteriore calo dei consumi interni”.