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Business

Uber, come perdere 3 miliardi ed essere felici

I dati finanziari raccontano il paradosso dell’azienda nel mirino per cause legali e accuse di sessismo: perde come nessuno nella Silicon Valley

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Come perdere 3 miliardi e vivere felici. Lo insegna Uber, l’azienda nel mirino in tutto il mondo per cause legali a tutela dei tassisti (anche se in Italia è stato appena congelato il provvedimento che ne bloccava l’attività), accuse di sessismo, manager in fuga e comportamenti scorretti. Non ci sono nemmeno i conti a rassicurare gli investitori: come ha rivelato recentemente, Uber ha perso l’anno scorso 2,8 miliardi di dollari a fronte di 6,5% miliardi di ricavi.

D’altra parte, il valore delle corse prenotate sale e l’interesse dei consumatori per i passaggi con conducente aumenta. Resta ancora lontana l’ipotesi della quotazione in Borsa, che in molti valutano potrebbe far impallidire la quotazione di Snap (si parla di 70 miliardi di valutazione). Da quando è stata fondata, nel 2009, Uber ha bruciato circa 8 miliardi, ma dice di avere cassa ancora per 7 miliardi per finanziare questa crescita impetuosa grazie agli investimenti di Google, Toyota e della cinese Baidu. «Uber è una compagnia unica, tanto negli aspetti buoni che in quelli cattivi», ha spiegato il professor Aswath Damodaran a Bloomberg, docente di Finanza alla New York University. «Si trasformerà in un caso da studiare. E’ una macchina brucia-soldi». O sarà la prossima bolla finanziaria?