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Cosa ci insegnano i 9 miliardi (potenziali) a Esselunga?

Il bond da un miliardo collocato da Esselunga va a ruba: richieste dagli investitori per nove miliardi. Meglio dei Btp

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Il bond Esselunga va a ruba. A fronte dell’offerta da un miliardo collocata dalla catena di supermercati, la risposta degli investitori è stata pari a nove volte. Insomma, l’emissione obbligazionaria lanciata dal gruppo italiano ha raggiunto un valore complessivo (potenziale) di 9,2 miliardi. Un record per la società della famiglia Caprotti che debutta così sul mercato di capitali. L’accoglienza testimonia la stima e la solidità nei confronti di un gruppo che, proprio grazie a questa operazione, ritroverà l’unità dirigenziale e si consoliderà ancora di più.

Il bond Esselunga da un miliardo va a ruba

La risposta entusiasta degli investitori all’offerta del bond Esselunga ha consentito di arrivare a rendimenti inferiori di circa 10 punti base a quelli dei Btp di analoghe scadenze. Si tratta di un risultato inedito per un emittente che ha un business limitato solo a una parte del territorio nazionale. Per la tranche da 500 milioni a 6 anni gli ordini (per oltre 4,7 miliardi) hanno portato lo spread a 65 punti base sopra il tasso mid swap, dai 90-95 iniziali. Il bond pagherà una cedola dello 0,875%. Per quella a 10 anni, sempre da 500 milioni, le richieste sono state per 4,5 miliardi, con lo spread sceso a 110 punti (per una cedola da 1,875%).

Tra i fattori che hanno permesso il successo di Esselunga ci sono il rating di S&P (BBB-, outlook stabile) e da Moody’s (Baa2, outlook negativo). Il successo dell’emissione obbligazionaria si tratta della quotazione in Borsa, secondo la decisione varata dal vice presidente Marina Caprotti. L’azienda ha rivolto «un ringraziamento ai 23 mila dipendenti, donne e uomini, che con il loro lavoro quotidiano hanno reso possibile anche questo successo. Un ricordo di grande riconoscenza va al dottor Bernardo Caprotti, che Esselunga ha fondato e fatto crescere con determinazione e lungimiranza».

L’accordo tra gli eredi Caprotti

L’obiettivo dell’operazione? Sostituire due terzi degli 1,5 miliardi di prestito contratto a luglio dalla società di cui è vice presidente Marina Caprotti per liberarsi dell’altra metà degli eredi del fondatore Bernardo Caprotti. Per chiudere anni di dissidi famigliari, si era raggiunto un accordo basato sulle quote di Villata partecipazioni, la cassaforte immobiliare che contiene i dei 154 store Esselunga. Marina e la madre Giuliana hanno acquisito il 45% di Villata dai fratelli Violetta e Giuseppe Caprotti, figli del primo matrimonio del patron lombardo, che hanno ceduto anche il 22,5% delle quote di Esselunga.

Il gruppo ha poi preso il controllo di due terzi dell’immobiliare, mentre il 32,5% è rimasto sotto il controllo diretto di Giuliana e Marina. Esselunga sarà così un gruppo integrato anche sul fronte immobiliare e riceverà i flussi costanti che provengono dagli affitti degli store. Violetta e Giuseppe rimarranno come soci minoritari e non avranno posto nel board, finché usciranno definitivamente con la quotazione in Borsa che sarà realizzata in un biennio, contravvenendo alle ultime volontà di Caprotti che aveva chiesto agli eredi di vendere Esselunga.

Credits Images:

Giuliana, Bernardo e Silvia Caprotti