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Allarme derivati fuoriborsa: rischio per 2.430 miliardi di euro

Negli ultimi mesi i volumi degli swap sono tornati a salire e ora il rischio di insolvenza è pari alla somma del default di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna

Si tratta di un mercato immenso e senza controllo che, nonostante la pesante crisi economica, è tornato a crescere senza limiti. È il mercato degli swap, ovvero i principali derivati scambiati fuoriborsa, senza il controllo e i circuiti regolamentari (anche derivati otc, dal termine over-the-counter). Derivati scambiati senza quotazioni ufficiali e prezzi trasparenti e, soprattutto, che non sono garantiti dalla cassa di compensazione a fronte di possibili perdite anche potenziali, per annullare il rischio. Negli ultimi 12 mesi i derivati fuoriborsa sono tornati a salire e, a giugno 2010, aveva un valore di poco inferiore ai 500mila miliardi di euro, di cui 360mila in swap (fonte Banca dei Regolamenti Internazionali) e il rischio di credito di questi contratti – secondo quanto affermano gli operatori – è pari a 2.430 miliardi di euro. Ma non è finita. Il Sole24Ore, che riporta il dato sul mercato degli swap, sottolinea: “Tenuto conto che il 70% dei derivati fuoriborsa tra istituzioni finanziarie è garantito da attivi collaterali, il rischio di credito di swap e affini è quantificato circa 750 miliardi di euro: pari alla somma del default di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna”. Una forte fonte di rischio per il sistema. E pensare che i derivati nascono per gestire i rischi e proteggere dall’andamento avverso di cambi, merci, tassi, prezzi di azioni oppure obbligazioni. “E invece – scrive il quotidiano – sono loro stessi un rischio. Questo perché sono stati ‘snaturati’ quando hanno cessato di servire ai soli fini di copertura e si sono prestati alla speculazione, alimentando le scommesse sull’andamento dei mercati e quindi le opportunità di profitto o i rischi di perdita”.

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