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Lavoro

Guardare al futuro, dimenticando i successi del passato

I consigli ai manager dell’headhunter Giovanni Mantica, senior partner di Korn/Ferry International. “Il cacciatore di teste non è più colui che cerca i candidati ma chi, conoscendo business e persone, riesce a coniugare le due cose”

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Quali caratteristiche devono avere i manager per saper sfruttare le poche opportunità che si presentano? Non sono innamorato delle cosiddette buzz word, ma ce n’è una coniata dall’esercito statunitense che mi ha molto colpito: si tratta di “vuca world” (mondo vuca, ndr), dove vuca sta per volatility, unpredictability, complexity e ambiguity (volatilità, imprevedibilità, complessità e ambiguità, ndr). Indica bene la situazione attuale e mette in luce come siano necessarie persone in grado di mettersi in discussione, guadare al futuro dimenticando i successi del passato e quindi i paradigmi su cui, magari, hanno costruito il proprio successo personale. È quanto viene richiesto, anche se le aziende, pur comprendendo di dover fare scelte “coraggiose”, poi tendono spesso a rifugiarsi su professionalità già conosciute.

Quindi, il vostro lavoro consiste nel guidare le imprese verso le novità? Dico sempre che il nostro lavoro è fatto di tre momenti: capire il business e la cultura di un’azienda, trovare i candidati, e il cosiddetto judgment. Stanno diventando sempre più importanti la prima e l’ultima di queste fasi. Se, infatti, soprattutto per certe posizioni critiche, ormai sappiamo già quali sono i professionisti in gioco, bisogna entrare sempre più in intimacy con l’impresa e poi verificare che le caratteristiche personali di questi manager rispondano alle priorità dell’azienda. Il cacciatore di teste non è più colui che cerca i candidati, ma colui che conoscendo business e persone riesce a coniugare le due cose.

Riscontrate una maggiore richiesta per alcune aree di provenienza? Si cercano persone che si siano già cimentate con le logiche dei mercati internazionali (e di temi legati alla globalizzazione.

Quanto conta background internazionale? È fondamentale. Anche per quelle aziende che hanno messo raramente il naso fuori dal nostro Paese. Adesso capiscono che muoversi su altri mercati significa conoscerli veramente, avere la capacità di comprendere le diversità e di coniugare le proprie azioni in funzione di queste diversità.

Sembra che il nostro mercato ritenga ancora fattori decisivi età e notorietà…Non sarei sincero se dicessi che non contano, soprattutto per le imprese familiari. Io mi sono sempre visto come un agente di cambiamento, ma a volte è difficile convincere le aziende.

Sul fronte femminile c’è maggiore apertura? Per la nostra esperienza non è aumentata la percentuale di donne in ruoli chiave, anche se ci sarebbe un gran bisogno di manager “rosa” capaci e intelligenti in diversi settori. Credo però che il cambiamento sia iniziato e nel medio periodo avrà ineluttabilmente un’accelerazione.

Ci sono ancora super-compensi? Si sta assistendo a un ridimensionamento di certi livelli retributivi, soprattutto per le posizioni funzionali, di riporto al numero uno. Le ragioni sono due: una tendenza a legare gli stipendi a obiettivi poi difficilmente raggiunti per ragioni di mercato e una grande offerta di talento manageriale in cerca d’impiego.

È vero che si tende a valorizzare di più le risorse interne? È una filosofia in forte espansione (spesso in un’ottica di contenimento dei costi). Però, se bisogna mettere in discussione i paradigmi sui quali l’azienda è cresciuta in passato, non può farlo probabilmente meglio qualcuno che arriva dall’esterno?

ARTICOLO PRINCIPALE – A ogni stagione il suo manager

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Giovanni Mantica