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Hi-Tech

Il prossimo passo? Lo smartwatch per senior

Intervista a Mauro Invernizzi, responsabile italiano di Doro, azienda svedese che sta conquistando sempre più consensi per la sua capacità di rendere la tecnologia più semplice e di facile utilizzo

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Adattare la tecnologia moderna, rendendola più semplice e di facile utilizzo. È questa la missione di Doro, azienda svedese che opera da oltre 40 anni nel mercato delle telecomunicazioni e che sta rivoluzionando la vita di quelle persone che si ritrovano spaesate dall’evoluzione digitale. Sì, perché se tablet e smartphone hanno reso informazioni e servizi più accessibili, hanno creato anche un ostacolo non da poco per i più anziani – over 65, ma anche diversi 50enni – che fanno fatica a gestire touch screen, app e fotocamere. Doro ha avuto il merito di abbattere questa barriera, presentando cellulari e smartphone di facile utilizzo, oltre a un’interfaccia grafica e una serie di applicazioni (come My Doro Manager e Doro Care) che guidano gli utenti nell’utilizzo del telefono, in modo semplice e intuitivo. Il suo marchio e i suoi smartphone avranno anche meno appeal dei più celebri iPhone, ma con Apple Doro condivide un invidiabile primato: dopo Cupertino, presenta la più alta percentuale di fidelizzazione dei clienti al mondo. Leader indiscussa nel proprio mercato di riferimento, l’azienda svedese è presente in più di 40 Paesi e, da due anni, è approdata anche in Italia, dove i suoi smartphone stanno acquisendo sempre più consensi. Ma Doro non si ferma qui e nel breve periodo – anzi, brevissimo – ha in serbo una serie di novità, anche sul fronte wearable. Ne parliamo con il Country Director per l’Italia, Mauro Invernizzi.

Quali sono i vostri punti di forza rispetto agli altri produttori?Diciamo che chi compra Doro difficilmente torna indietro. L’82% dei nostri clienti consiglia di acquistare un nostro prodotto, un risultato che – a parte un’azienda molto famosa che ha sede negli Stati Uniti (Apple, ndr) – non ha eguali al mondo. Inoltre, produciamo tutto internamente. La ricerca e lo sviluppo dei nostri dispositivi si basa su approfondite indagini di mercato condotte in tutta Europa, Italia compresa. Intervistiamo migliaia di utenti – per il 50% clienti Doro – e chiediamo loro come si trovano a utilizzare i nostri prodotti e, se ne utilizzano altri, cosa vorrebbero in più dal loro dispositivo. Sulla base di questi risultati realizziamo sia l’hardware – per noi il design è fondamentale – che il software, che deve essere il più semplice possibile. In questo modo i feature phone Doro vengono sviluppati in funzione del vero utilizzo delle persone. Sul fronte smartphone, invece, siamo riusciti ad abbattere la barriera tecnologica che incontrano molti utenti senior, presentando device con un’interfaccia grafica molto intuitiva: con sole tre icone è possibile gestire l’80% delle funzioni del telefono, ogni icona (Chiama, Visualizza, Invia) traduce sullo schermo quello che l’utente hai in mente.

I servizi My Doro Manager e Connect & Care

Siete in Italia da due anni, si può fare un primo bilancio?Al nostro arrivo eravamo degli emeriti sconosciuti, oggi abbiamo una piena copertura del mercato italiano: siamo riconosciuti nei punti vendita e a oggi collaboriamo con tre operatori su quattro: Tim, Wind e Vodafone, quest’ultimo, in particolare, ci ha scelto anche come partner unico a livello internazionale per il segmento senior. Abbiamo ampi margini di miglioramento, basti pensare che in Italia ci sono più di 14,5 milioni di over 65, senza dimenticare i numerosi over 50 che fanno fatica a utilizzare gli smartphone. Ritengo, però, che questo segmento non sia ancora indirizzato nel modo corretto e debba essere assistito. È il motivo per cui ci stiamo attivando con una serie di iniziative uniche nel loro genere: abbiamo siglato accordi con le associazioni di riferimento per organizzare training nei punti vendita. Si tratta di un lavoro lungo, che richiede investimenti, ma è necessario: se non fai conoscere le potenzialità del prodotto, non lo fai toccare con mano, non insegni, ad esempio, l’utilizzo di Internet o di Whatsapp, è difficile che i consumatori possano apprezzare uno smartphone Doro.

L’Italia è il Paese con la maggior percentuale di over 65 in Europa. Il nostro mercato presenta altre differenze rispetto a quello europeo?Decisamente. In Italia, quando si ha una lacuna, si ha paura di essere stigmatizzati. Nel Nord e nell’Est Europa questo non avviene: si è consapevoli dei propri limiti e si acquistano prodotti che garantiscono una piena usabilità. Da una recente indagine che abbiamo condotto in Italia, è emerso che circa l’80% degli over 65 possiede un cellulare, di questi almeno il 35-40% possiede uno smartphone, solitamente regalato dal figlio o da un parente (nel 60% dei casi). Si trovano spesso con un bellissimo dispositivo, ma di fatto non lo utilizzano, se non per le telefonate, perché non riescono a orientarsi nell’interfaccia utente, molto differente rispetto ai cellulari tradizionali. Il nostro compito è far superare la barriera d’ingresso digitale a questi signori.

Se riuscirete nel vostro intento, ci sarà ancora spazio per i feature phone? In fondo la vostra produzione è incentrata anche su questi cellulari.Le nostre analisi evidenziano come in Italia e in tutta Europa, ci sia una quota di persone che non cambierà tipologia di telefono. Per questo continueremo a produrre feature phone, lanciandone anche di nuovi. Nei prossimi mesi – vi do una piccola anteprima – presenteremo il primo feature phone 3G dotato di Facebook, Twitter e browser per la navigazione.

A proposito di nuovi prodotti, svilupperete altri dispositivi oltre agli smartphone? Entrerete nel mercato dei wearable e della domotica? Due anni fa avevate presentato con Toshiba un notebook per senior, l’Easy Pc, ci saranno altre novità in questo senso?La risposta è sì. In occasione dell’ultimo Mobile World Congress di Barcellona abbiamo presentato uno smartwatch con sim integrata. Al momento siamo ancora in fase di test a livello europeo, ma credo che a settembre riusciremo a presentarlo all’Ifa di Berlino. Siamo al lavoro anche su altri tipologie di wearable, come bracciali collegati allo smartphone e in grado di inviare richieste d’aiuto in caso di necessità. Per quanto riguarda l’Easy Pc, è un prodotto in cui personalmente credevo molto. Avevamo in programma grandi progetti, tra cui anche un tablet, ma il progetto si è arenato a causa dei problemi di Toshiba. C’è comunque interesse a sviluppare un computer per senior, ma se vogliamo entrare in questo mercato dobbiamo presentare un prodotto in linea con le aspettative e con un’interfaccia utente all’altezza. Già dal prossimo anno andremo più a fondo in questa direzione.

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Mauro Invernizzi, Country Director di Doro Italia