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Lavoro

Ape sociale, la finta riforma che nessuno può sfruttare

Respinto il 70% delle richieste per l’anticipo pensionistico, ora arrivano nuove chiavi interpretative per recuperare parte delle posizioni

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Ape sociale, respinto il 70% delle richieste. Basta questo a capire come andrà finire l’ennesima riforma annunciata dal nostro Paese e finita nel nulla. L’Inps ha respinto quasi 7 domande su 10 di Ape sociale ricevute entro il 15 luglio, cioè il meccanismo a carico dello Stato per andare in pensione fino a tre anni e sette mesi prima, dunque al compimento dei 63 anni. Tutta colpa dei criteri estremamenti rigidi applicati dall’Inps nel verificare il possesso dei requisiti di legge.

Ape sociale, respinte il 70% delle richieste

Le domande di Ape sociale rifiutate sono 44.306 su un totale di 66 mila: 25.895 per l’Ape sociale (65%) e 18.411 da lavoratori precoci (70%). Il ministero del Lavoro precisa che i numeri si riferiscono «all’esame effettuato dall’Inps prima delle nuove indicazioni». Insomma, l’Inps sarà richiamato a un riesame delle domande sin qui respinte in base alle nuove disposizioni emanate dal ministero del Lavoro. Cambierà poco, come ha anticipato il direttore generale dell’Inps in audizione alla Camera, Gabriella Di Michele, che consentiranno di accogliere solo un numero «esiguo» di domande. Si parla di circa 2.100 domande, oltre a 200 casi di occupazione tramite voucher. Poche chance per altri 4 mila casi.

Che cos’è l’Ape sociale

Quali sono le novità per l’Ape sociale? Il nuovo indirizzo dovrebbe riguardare i lavoratori disoccupati, i casi più numerosi di lavoratori rimasti senza lavoro e ai quali è stata rifiutata l’Ape sociale, perché al termine del periodo di Naspi (il sussidio di disoccupazione), avevano accettato lavoretti di brevissimo periodo (talvolta retribuiti con voucher): una situazione che avrebbe causato la perdita dello status di disoccupati. Il ministero ora precisa che il periodo di inoccupazione può essere interrotto dopo la fine della Naspi purché non siano superati i sei mesi di lavoro.

La reazione dei sindacati

«I dati riferiti dall’Inps sono di una gravità estrema», commenta il segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli. «L’Inps e il governo devono immediatamente porre rimedio ad una situazione incredibile nella quale lo spirito e la lettera vengono ignorati, impedendo così a decine di migliaia di persone di accedere alle prestazioni a cui hanno diritto». Per Domenico Proietti, segretario confederale Uil, «è impossibile che il 65% delle domande dell’Ape sociale e il 70% delle domande di pensione per i lavoratori precoci, respinte dall’Inps, siano prive dei requisiti sostanziali».