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Lavoro

Imparare a dire no può aiutarvi a fare carriera

Saper opporre un rifiuto è fondamentale in un rapporto sano, ma ci sono delle strategie da seguire

“Scusa, puoi fermarti un altro po’ stasera”. “C’è questo lavoro da completare nel weekend, riesci?”. No, no e poi no. Eppure è così difficile opporsi alla richiesta, specialmente di un capo, di dare di più. Ma ci sono delle strategie da seguire perché dire no può essere un momento fondamentale nella creazione di un rapporto sano e rispettoso. «Opporre un rifiuto in ufficio non è una scelta univoca», spiega Amy Gallo, autrice di HBR Guide to dealing with conflict at work, «Stabilire quale risposta dare, infatti, è una decisione che ricade in una sorta di “area grigia”. Si parla sempre di proattività e produttività ed è dunque lecito temere che il no possa essere interpretato come voglia di non fare».

Se, dunque, anche l’Harvard Business Review ha deciso di realizzare una guida apposita, il tema è scottante. Da una parte ci sono le esigenze personali da rispettare, dall’altra il timore di non piacere alle persone come avviene in tutti i contesti della vita: non ci piace dire no a un amico per un appuntamento o alla compagna per una cena fuori. Come si può fare allora? «Il punto non è dire di no, ma come lo si dice: cioè, quali sono i segnali che diamo quando lo diciamo», assicura Amy Gallo.

IMPARARE A DIRE NO

«La prima regola è assicurarsi che il vostro no sia alla richiesta e non all’interlocutore», dice l’esperta. «Monitorate quello che dite, ma anche quello che non dite, evitando di manifestare segni di nervosismo o di aggressività. Per esempio, incrociando le braccia o puntando il dito. Analogamente, non cedete alla tentazione di profondervi in scuse». Meglio allora scegliere la strada del no “neutro”, spiegando le motivazioni e aggiungendo magari che questa richiesta vi obbligherebbe a ritardare o tralasciare qualcos’altro. Fornire una motivazione al no rende più facili le cose.

Un’altra strategia può essere quella di partire “in contropiede”. Non potete occuparvi di qualcosa, ma potreste offrirvi fare altro offrendovi di aiutare in modo diverso da quello richiesto, ma comunque supportando il collega. In ogni caso, per evitare scivoloni è sempre meglio prendere tempo: «Dammi qualche ora per pensarci» o «non sono sicura, devo verificare», sono formule sempre efficaci.

E SE A CHIEDERE ARRIVA IL CAPO?

E se a chiedere è il capo? Le cose si complicano, ovviamente. «Trovate il modo di confrontarvi sul vostro carico di lavoro e spiegate come la nuova richiesta può impattare su quello che fate e su come lavorate. Allargate la prospettiva: significa ritardare la chiusura di un altro progetto? Fare straordinari? Non partecipare a un corso», è il consiglio della guida. «Se argomentato nel modo giusto, un no può dimostrare al vostro superiore una serie di cose. Che sapete pensare in modo strategico inserendo nell’equazione i benefici per il team e l’organizzazione; che non avete paura di esporvi e prendere decisioni, ma anche che siete una persona su cui si può contare per un confronto aperto e per rispettare le scadenze».