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Lavoro

Riforma del lavoro, la scure di Macron e il fioretto di Gentiloni

Il premier francese insiste con il suo Jobs Act pronto ad arrivare in Aula a costo di riaccendere le polemiche. Mentre l’Italia deve trattare con l’Ue il tetto di età per gli sgravi contributivi…

Ci sono ufficialmente due modi di affrontare una riforma del lavoro: quello di Emmanuel Macron, rapido e quasi spietato, e quello di Paolo Gentiloni, all’italiana. Ha fretta il premier francese che si gioca molto sul suo “Jobs Act” che gli costerà polemiche e contestazioni. Il provvedimento sarà in aula il 31 agosto e dovrà essere approvato entro il 18 settembre. Che cosa prevede la grande riforma di un sistema che già produce 85 mila euro di pil per occupato, contro i 70 mila dell’Italia e della Germania. Insomma, perché bisogna riformare un sistema superproduttivo come quello transalpino?

RIFORMA DEL LAVORO, I PIANI DI MACRON E GENTILONI

Da una parte c’è il tema dei licenziamenti e dei costi per le interruzioni dei rapporti di lavoro. In Francia le protezioni sono altissime e qualcosa verrà fatto. Il punto caldo, però, è la decentralizzazione del sistema con la possibilità di un’apertura ampia alla contrattazione aziendale sul modello tedesco. Si tratta di un sistema che, se applicato, potrebbe far volare ulteriormente la produttività transalpina. Non ci sono incentivi oggi infatti e, anzi, il 98% degli accordi su orari e salari è negoziato a livello statale (per capirci, in Italia siamo “solo” all’80%).

IL FIORETTO SUI GIOVANI ITALIANI

Se da un lato c’è la Francia che lotta per una riforma profonda del sistema, l’Italia lavora di fioretto quando servirebbe una scure. O una ruspa per combattere la disoccupazione giovanile. Dopo le proiezioni sugli sgravi contributivi per gli under 32, sembra che i nuovi sconti sulle assunzioni dei giovani saranno limitati ai lavoratori fino a 29 anni e dovrebbero favorire l’accesso al lavoro a circa 300 mila persone nel 2018. Colpa delle norme europee che spingono ad abbassare il tetto e il nostro Paese ormai ha poco spazio di negoziazione a Bruxelles.

L’incentivoche dovrebbe trovar posto nella legge di Bilancio per il 2018: prevede un dimezzamento dei contributi previdenziali (30-33% della retribuzione lorda, secondo i casi) per i primi tre anni (o due) dall’assunzione a tempo indeterminato. Lo sgravio di cui beneficerebbe l’impresa avrebbe un tetto di 3.250 euro che dovrebbe consentire il dimezzamento appunto dei contributi (15-16,5%). Tutto qui…

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Il premier francese Emmanuel Macron con il collega italiano Paolo Gentiloni (a destra)