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Lavoro

Risorse umane e social network, un connubio (quasi) perfetto

Uno studio mette in luce le potenzialità dei social tools nel campo delle risorse umane

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Il mercato del lavoro in continua evoluzione richiede strategie in grado di anticipare il cambiamento, puntando sulla valorizzazione del capitale umano. In questo senso i responsabili delle Risorse umane in azienda ricoprono un ruolo particolarmente delicato. Il giusto mix di sensibilità e spirito di iniziativa può aiutare a creare un ambiente collaborativo e decisamente più gratificante sul posto di lavoro. Si tratta di un progetto realizzabile favorendo le relazioni interpersonali, anche attraverso le potenzialità espresse dalla tecnologia Web 2.0. E infatti, stando ai risultati della ricerca condotta da Aidp (Associazione italiana per la direzione del personale), Gruppo regionale Lombardia e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto di OpenKnowledge, solo il 10% delle aziende intervistate non sfruttano i social tool per la gestione delle risorse umane. Anzi, il comparto delle Human resources (Hr) detiene un significativo primato nell’impiego dei social network a supporto del proprio lavoro (71,90%), addirittura surclassando la sezione marketing e vendite (56%). Ma quali benefici può trarre chi si occupa di gestione delle risorse umane dall’uso dei social network? La ricerca evidenzia che il 47% delle aziende si serve di questi strumenti per incentivare la condivisione di best practice, mentre nel 43,60% dei casi ne fa uso per massimizzare i risultati delle operazioni di recruitment. Le piattaforme che vengono privilegiate in questo settore sono LinkedIn (56,30%) e la rete intranet interaziendale (55,60%).

I VANTAGGI. Il sistema ha certo dei vantaggi considerevoli, poiché agevola le comunicazioni all’interno delle aziende e promuove un sistema organizzativo orizzontale e trasparente. In particolare, l’aspetto legato alle modalità di comunicazione semplificate e, quindi più dirette, tra dipendenti e dirigenti può rivelarsi fruttuoso, perché favorisce il flusso di idee innovative, utili per sbaragliare la concorrenza. A tal proposito Silvio Ripamonti, ricercatore in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’Università Cattolica del Sacro Cuore, fa notare che una gestione delle Hr di impronta social può contribuire a modificare la concezione fordista del lavoro, a favore di una cultura aziendale partecipativa. In pratica possiamo tradurre le parole di Ripamonti, asserendo che i social network hanno il potere di abbattere le gerarchie. Il punto è chiedersi se la nostra società e le aziende siano pronte a un simile passo.

GLI SVANTAGGI. Il potenziale di questa gestione orizzontale è enorme, a patto che i responsabili delle risorse umane attivino il canale social network sulla base di obiettivi chiari e che dirigenti siano disposti a rinunciare alle differenze tra ruoli gerarchici. Un altro possibile tranello teso dal sistema potrebbe essere rappresentato dal fattore privacy. A tal proposito Mino Schianchi, membro del gruppo ricerche Aidp Lombardia, sottolinea l’esistenza di un duplice rischio. Il primo consiste nella possibilità che i dipendenti usino i social tool senza operare le dovute distinzioni tra uso personale e uso professionale. Il secondo, invece, riguarda la circolazione di eventuali commenti e opinioni riguardo al lavoro svolto. Pertanto il responsabile delle Hr che intende valorizzare il capitale umano grazie a un progetto social dovrà operare dei controlli discreti, che siano in grado di garantire il libero scambio di informazioni, senza tralasciare l’aspetto della sicurezza. Insomma, si tratta di operazioni che richiedono grande sensibilità e orientamento agli obiettivi, ma una skill strategy di stampo social, se ben gestita, può davvero sostenere la competitività producendo nuove conoscenze ed idee innovative.