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Lifestyle

Belli e con la coscienza pulita

È iniziata l’era dell’eco-beauty. Il mercato della cosmetica non conosce crisi. e non c’è niente di meglio, per spingere ulteriormente le vendite, che puntare sulla maturata consapevolezza dei consumatori. perché se il proprio personal care non fa male all’ambiente, ci si guarda allo specchio con maggiore soddisfazione

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Uno stile di vita più attento all’ambiente che ci circonda, un consumo più critico ma anche più consapevole, che approccia in maniera olistica tutti gli ambiti della vita di una persona: questa è la scelta di vivere in modo ecocompatibile. E anche le preferenze che vengono fatte in campo cosmetico testimoniano che rispetto dell’ambiente, coscienza ecologica e attenzione per l’alta qualità delle materie prime stanno diventando aspetti sempre più importanti della nostra esistenza. Non è un caso, quindi, che la moda green anche nel settore cosmetico stia diventando una scelta sempre più consapevole e condivisa tra un numero sempre maggiore di persone.

DATI ALLA MANO

In un momento di crisi generale le vendite dei prodotti cosmetici naturali e biologici registrano risultati positivi, come testimoniano i dati di Unipro: nel 2011 il giro di affari dei cosmetici naturali nel loro canale d’elezione, l’erboristeria, è stato di poco inferiore ai 380 milioni di euro, con un tasso di crescita del 3,9%, il più alto di tutti i canali tradizionali. Dato positivo anche per il 2012, in cui, anche grazie al fenomeno dei negozi monomarca, si prevede un aumento del 5,9%, con un valore di mercato che a fine esercizio oltrepasserà i 400 milioni di euro. Dunque sempre maggiori fasce di consumatori sono orientati al naturale, al biologico e al salutistico: questa rinnovata coscienza green si riflette sulle politiche in ambito di produzione e formulazione dei cosmetici da parte delle aziende del settore. Un esempio è dato da L’Oréal, il cui stabilimento di punta situato a Settimo Torinese (To), con il progetto chiamato “L’Oréal Italia: emissioni zero”, utilizza unicamente fonti rinnovabili. L’impianto è totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico grazie al collegamento a una rete di cogenerazione, alimentata da un sistema che utilizza contemporaneamente tre fonti rinnovabili: sistema solare termodinamico, centrale di gassificazione a biomasse a chilometro zero e rete di teleriscaldamento e teleraffrescamento. L’attenzione all’ambiente significa anche packaging, fattore di fondamentale importanza nella definizione di cosmetico green. Nel tempo i produttori hanno cercato di coniugare le esigenze estetiche con quelle ecologiche: le confezioni dei cosmetici sono così diventate riciclabili, prodotte con minor contenuto di plastica o in vetro, con imballi ridotti al minimo o refillable, che consentono cioè di sostituire solo la cialda o il liquido una volta finito. Nuove tecnologie come quelle dei flaconi airless non solo sono ecocompatibili, ma consentono anche di preservare il prodotto senza l’aggiunta di conservanti chimici. E, a proposito di prodotto, nel tempo si è ottenuto un notevole miglioramento dell’accettabilità cosmetica, e le texture e le profumazioni dei cosmetici naturali non hanno ormai nulla da invidiare a quelle dei prodotti di sintesi sia per piacevolezza sia per efficacia.

IL COMPARTO IN CIFRE

380mln di euro

il mercato italiano dei cosmetici naturali e biologici nel 2011

9 mld di dollari

il mercato mondiale dei cosmetici naturali e biologici nel 2011

14mld di dollari

il giro d’affari stimato del comparto nel 2015

2%

incidenza dei cosmetici naturali e biologici sul totale mercato cosmesi

10%

incidenza dei cosmetici naturali e biologici sul totale mercato in Paesi green (Stati Uniti, Germania e Austria)

Fonte: Organic Monitor

UNA DIFFERENZA SOSTANZIALE

Biologico e naturale non sono però la stessa cosa. Le formule bio infatti contengono fino al 95% di ingredienti naturali derivati da coltivazioni biologiche controllate e certificate. In Italia questa funzione di certificazione e controllo è svolta dall’Icea che assieme ad altre organizzazioni si attiene a parametri europei stabiliti dall’Aisbl di Bruxelles. Differente è la definizione di naturale perché, in questo caso, i cosmetici vengono fabbricati con sostanze vegetali ed estratti naturali che non hanno una percentuale minima stabilita dal legislatore all’interno della formula e non provengono necessariamente da coltivazioni biologiche. Un piccolo trucco per destreggiarsi nella nomenclatura Inci della composizione di un cosmetico: quanti più nomi in latino ci sono tra i primi ingredienti, tanto più il prodotto è di origine veramente naturale. Le aziende, dal canto loro, stanno provvedendo a eliminare dalle loro formule tutti quei componenti chimici che risultano dannosi sia per l’uomo sia per l’ambiente: agenti schiumogeni come i Sls e Sles, di siliconi e derivati del petrolio che non fanno respirare la pelle, di parabeni conservanti economici, ma potenzialmente allergizzanti, di sali di alluminio presenti nei deodoranti e di alcuni ftalati utilizzati come solventi negli smalti e nei profumi. E così molte case hanno lanciato una propria linea bio: L’Oréal, con Bio Active di Garnier, certificata, e Beiersdorf, con Pure&Natural di Nivea, che garantisce il 95% di ingredienti di origine naturale.

CHI VUOL ESSERE SOSTENIBILE?

E la profumeria tradizionale? Di certo non è rimasta a guardare. Alcuni marchi hanno da sempre una grande coscienza ecologica: Thierry Mugler sceglie per le proprie fragranze flaconi refillable, Clarins utilizza materie prime biologiche ed equosolidali, Kenzo organizza le spedizioni con imballi a basso impatto ambientale, PaCoDis ha la linea Enolea, naturale e senza conservanti. Aveda, marchio di proprietà di Estée Lauder e pioniere nell’ambito della bellezza bio da più di 30 anni, ha conseguito la certificazione C2C – un ulteriore passo avanti nel riciclaggio – ispirata alla filosofia “Cradle to Cradle” (“Dalla culla alla culla”) che significa utilizzare ingredienti naturali per il prodotto nel suo insieme, dall’energia adoperata per realizzarlo e per trasportarlo, fino al packaging. La sede italiana è alimentata da energia 100% rinnovabile e particolare attenzione viene posta alla gestione della logistica. Yves Rocher da oltre 50 anni è tra i leader nella cosmetica vegetale francese, e ha ottenuto 10 certificazioni di qualità ambientale. A La Gacilly, in Bretagna, ha fondato La Grée des Landes, il primo hotel-spa completamente ecologico, ottenendo la certificazione Ecolabel europea e il riconoscimento Approccio Alta Qualità Ambientale. In Italia i prodotti Erbolario, che si è aggiudicata di recente il Sana Award Benessere, sono formulati nel rispetto della natura e dell’uomo e certificati da test clinici eseguiti dall’Università di Pavia. L’azienda si distingue dal 1992 anche per una militanza animalista: porta avanti a fianco della Lav (Lega Anti Vivisezione) e di volti noti (come Margherita Hack, Susanna Tamaro e Dacia Marini) una battaglia contro i test di sperimentazione sugli animali. Anche Lush, il marchio di cosmetici freschi fatti a mano presente in tutta la Penisola, ha lanciato a luglio il suo primo premio dedicato alla ricerca nel campo dei test alternativi a quelli sugli animali, mettendo in palio fondi per 250 mila sterline. Ricerca scientifica e anima etica ispirano [comfort zone], azienda tricolore che si distingue per una produzione al 99% naturale con un minimo del 20% da attivi di coltivazioni bio e aderisce al progetto Lifegate Energy e Impatto Zero che garantisce l’uso di fonti di energia rinnovabile e ricompensa la produzione di CO2 a livello industriale contribuendo alla riforestazione del Costa Rica. E si è fatta promotrice della “Giornata della bellezza sostenibile” che annualmente sensibilizza i consumatori attraverso i saloni di parrucchieri e i centri estetici concessionari del marchio. Se da un lato ci sono tante aziende che mettono in pratica l’etica ecologica, dall’altro si trovano sul mercato marchi che di naturale hanno solo il nome o il disegno sulla confezione. Niente di male, certo. Nulla vieta di cavalcare un trend favorevole tanto più che il termine naturale si presta a molteplici interpretazioni. Quello che il consumatore può fare è informarsi, imparare a leggere le liste degli ingredienti, per non farsi ingannare da messaggi mistificatori e decidere ciò che ritiene meglio per sé e per l’ambiente.

Se un cosmetico è bio non deve contenere:

  • PEg, PPg derivati (tensioattivi, solubilizzanti, emollienti, solventi, ecc.)

  • Composti etossilati (tensioattivi, emulsionanti, solubilizzanti, etc.)

  • Polimeri acrilici (emulsionanti, modificatori reologici, filmanti,agenti antistatici, etc.)

  • Conservanti come la formaldeide e i suoi cessori, tiazolinoni, derivatidel fenilmecurio, carbanilidi, borati, fenoli alogenati, cresoli alogenati

  • Derivati dell’alluminio e del silicio di origine sintetica

  • Composti che possono dare origine a nitrosammine (sostanze cancerogene)

  • Derivati animali come collagene, sego, placenta, ecc.

  • Siliconi e derivati siliconici

  • Coloranti di origine sintetica

  • Tensioattivi notoriamente aggressivi e poco dermo compatibili come il sodium laureth sulphate

  • Sostanze che possono provocare danni ambientali ed ecologici Parabeni (conservanti)

Fonte: elaborazione dell’autore su protocollo Icea