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Lifestyle

Il beauty non si piega alla crisi

A trainare il mercato l’export. Dopo la chiusura positiva del 2011, attesi per il 2012 fatturati in crescita del 6%. I dati Unipro

Nessuna flessione per il beauty made in Italy. Nonostante la crisi, il mercato cosmetico chiude il 2011 con una prestazione a segno positivo e guarda al 2012 con ottimismo. A fotografare il comparto, l’indagine congiunturale proposta dal Centro Studi di Unipro, l’Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche. Il beauty chiude il 2011 con una crescita di un punto percentuale, a quota 9,3 miliardi di euro. Un mercato sostanzialmente stabile nel quale i fatturati delle imprese toccanoi 9,1 miliardi di euro e nel quale l’attesa per il 2012 è per un’ulteriore crescita del 6% e un valore oltre i 9,6 miliardi di euro. Come è stato per il 2011, anche le proiezioni per l’anno prossimo vedono come elemento di sostegno le esportazioni, mentre il mercato interno rimarrà condizionato dalla fase molto cauta e riflessiva di ampie fasce di consumatori. Come sottolinea Fabio Rossello, presidente di Unipro, nel 2011 le esportazioni hanno sostenuto la produzione più del mercato interno. Con una crescita di quasi venti punti percentuali, ha superato i 2,85 miliardi di euro, portando l’attivo della bilancia commerciale del settore a circa 1,1 miliardi.

I trend dei singoli canali Molto differenziati i trend dei singoli canali che vedono ancora dinamica l’erboristeria, +4,5% nel secondo semestre 2011 e +4% nel primo 2012, la buona tenuta delle vendite in farmacia, +2,5% nel 2011 e +2,8% nel 2012 e la stabilità della GDO, +1,1% a fine 2011, +1,5% nel 2012. Gli sforzi delle imprese non sono bastati a sostenere i canali professionali dove i saloni di estetica segnano a fine semestre 2011 un rimbalzo dell’1,3% mentre i saloni di acconciatura accusano la diminuzione dei passaggi in salone, -1,3% nel 2011. Emblematici i trend in profumeria, +1,2% a fine 2011 e +1,5% nel primo semestre 2012: la tenuta è sostenuta essenzialmente dalle catene mentre alcuni punti vendita tradizionali segnalano pesanti contrazioni. Importanti segnali vengono dai terzisti, a monte della filiera, con indicatori positivi, +4% a fine 2011, che fanno ben sperare per la ripresa a medio termine del settore.