Lavorare in squadra

È la ricetta della rinascita del Golf Club Colline del Gavi (Al), che ha avviato un progetto di rilancio dopo un 2015 molto complicato

Il 2015 è stato l’anno più difficile degli ultimi tempi. Come siete ripartiti per questa nuova stagione? La nostra è da sempre una storia particolare. Le recenti traversie lo hanno confermato, quasi mettendo in ginocchio il circolo, ma anche evidenziando i sacrifici, il grande lavoro e la partecipazione di tutti i soci, molto toccante ed emozionante come il supporto dei circoli vicini. Il 2015 è stato un momento difficile perché, dopo anni di difficoltà, solo in autunno è stato completato il ripristino di tutte le 18 buche e delle executive. La svolta è stata determinata dall’aumento di capitale (con i soci coinvolti e uno prevalente) grazie al quale, seppur con fatica, siamo ripartiti. Sono convinto di essere sulla strada giusta e guardo al futuro con ottimismo.

Quali sono le prospettive per questa stagione?Possiamo considerarci all’anno zero, ma ci sono già segnali positivi grazie a 350 soci iscritti. La nuova proprietà con i suoi progetti, nonché con il nuovo assetto della società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata, ha portato tranquillità sia sulla gestione che sulle prospettive. Abbiamo la possibilità di veicolare messaggi costruttivi che, se ben compresi, costituiranno la giusta spinta per rilanciare il nostro circolo in ognuna delle sue componenti. Abbiamo diminuito le quote per un’obiettiva valutazione di quello che, per ora, siamo in grado di proporre anche in relazione e confronto con altri club. Abbiamo voluto dare un segnale di consapevolezza. Riteniamo che serietà e propositività siano le chiavi per aiutare a superare anche i momenti più difficili.

Su quali progetti puntate di più?Le sole entrate provenienti da soci e gare sono insufficienti per una gestione solida: è necessario, invece, aumentare la frequentazione del circolo durante la settimana, con i green fee infrasettimanali quale voce con il maggior potenziale di crescita per generare risorse aggiuntive. Senza pregiudicare allo stesso tempo la piena fruizione delle strutture da parte dei soci, che giustamente puntano a goderne soprattutto nel week end. In questa strategia, il legame con il turismo è strategico e la sinergia con Regione, strutture alberghiere locali e campi è cruciale. Per coinvolgere il turista è necessario un approccio integrato tra le varie componenti che il territorio esprime, dall’offerta culturale, artistica, commerciale all’enogastronomia e all’intrattenimento. Guardando a esempi anche non lontani, come la Francia, e meno attrezzati di noi da questo punto di vista, è evidente che non sfruttiamo il nostro potenziale. Muovendosi con i giusti piani, si allunga la stagione golfistica e si generano effetti positivi sui conti economici. Altrimenti si farà molta fatica.

La Ryder Cup in Italia può rappresentare l’occasione della svolta?È un tema centrale, ma bisogna cominciare a lavorare in modo integrato. Per esempio, attraverso accordi con i tour operator che in tanti mercati, soprattutto del Nord Europa, sono uno degli strumenti principali per veicolare anche la conoscenza delle mete. Deve affermarsi il concetto di golf destination, centrale per attirare l’interesse dei turisti (non solo stranieri) e di chi ne organizza gli spostamenti. In questa prospettiva, la Ryder Cup può agire da acceleratore a patto che il golf italiano si muova come un “sistema”, a partire dai circoli che devono entrare nell’ottica di collaborare senza temere di perdere le proprie peculiarità, ma anzi valorizzandole proprio grazie alla loro combinazione, per far conoscere le bellezze e le tante particolarità dei nostri percorsi e delle terre in cui sono incastonati. Unità di intenti e attitudine di alcuni club non sono ancora molto spiccate, ma ci stiamo avvicinando.

Perché decidere di visitare il suo club?Innanzitutto per il campo, decisamente interessante e capace di soddisfare le attese dei giocatori anche più esigenti, sia dal punto di vista tecnico che per la varietà di situazioni che propone. Altro elemento sono le attrazioni che il territorio esprime, vicine al percorso, ma non percepibili dal campo. Un’ultima caratteristica – cui tengo particolarmente – è lo spirito di aggregazione che caratterizza il nostro circolo, una prerogativa base di chi lo vive, che rende le giornate al club sempre piacevoli e accoglienti.

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