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Il cinema chiede la conferma degli incentivi fiscali al Governo

Tax credit e tax shelter sono in scadenza. L’Anica (la confindustria dell’audiovisivo) si mobilita

Sono mesi di grande tensione quelli che si stanno vivendo attorno al tema delle risorse pubbliche da destinare alla cultura; mesi di contrapposizione che hanno visto duri scontri tra il mondo dello spettacolo da una parte e il ministro per i Beni culturali dall’altra. In un periodo di crisi economica, infatti, il ministro si è visto costretto a operare un drastico taglio al Fus, il Fondo unico dello spettacolo istituito 24 anni fa che alimenta il cinema, la lirica, la danza e altri settori; dai 397 milioni di euro del 2009 si rischia di passare a 277 milioni previsti per il 2011. Ma c’è un altro tema che sta a cuore specificatamente all’industria cinematografica, ed è quello degli incentivi fiscali che scadono il 31 dicembre. Stiamo parlando del tax credit (il credito di imposta di cui può usufruire chi produce) e del tax shelter, ovvero la detassazione degli utili per le aziende che investono nel cinema. Strumenti importanti che hanno dato un po’ di linfa alle imprese, attraendo anche i capitali di aziende al di fuori del mondo cinematografico. L’industria è in allarme perché il rinnovo di questi incentivi, più volte promesso da Bondi, ancora non si è concretizzato. A causa del mancato rinnovo delle agevolazioni, Anica (la confindustria del cinema) e i Sindacati dello spettacolo, hanno incontrato ieri i giornalisti per manifestare l’urgenza e la necessità degli interventi statali. «Abbiamo la necessità – ha esordito il presidente Anica Paolo Ferrari – di chiedere al governo, che aveva confermato a luglio gli incentivi fiscali per il nostro settore, di mantenere gli impegni presi senza i quali le produzioni dovranno chiudere». «Il possibile non rinnovo del tax credit – ha affermato Giampaolo Letta, in qualità di vicepresidente dell’Anica – mette a repentaglio tutto il settore. Volutamente non abbiamo voluto chiamare le maestranze artistiche, perché a livello politico il cinema è considerato un mondo di privilegiati come attori e registi, dimenticando le migliaia di lavoratori le cui famiglie vivono di questo lavoro. Il senso è ricordare che il cinema è un’industria culturale e che le misure di agevolazioni fiscali vanno in una direzione opposta all’assistenzialismo e al parassitismo». Sono stati forniti anche alcuni dati interessanti. La produzione culturale è un volano importante di economia in Italia: lavorano nel settore dell’audiovisivo 550mila addetti che rappresentano il 2,8% del valore del prodotto interno lordo. Dal 2008 al 2010 nel comparto nazionale ci sono state 50mila giornate di lavoro in meno, mentre è aumentato in modo esponenziale il dato delle giornate lavorative sui territori esteri, ovvero più 83mila giornate di lavoro all’estero. I dati presentati hanno infatti dimostrato che gli 80 milioni di euro, dovuti alla copertura annuale delle misure di agevolazione fiscali, possono arrivare a produrre fino a 3,25 volte il valore dell’indotto, portando maggiore entrate per l’Erario e per l’occupazione. «Non si può liquidare – ha aggiunto Riccardo Tozzi, Presidente dei Produttori Anica – il problema con una barzelletta o con uno slogan che non salveranno i membri del governo a prendersi le responsabilità. Agendo in questo modo metterebbero in ginocchio il settore dell’industria cinematografica. I tempi del cinema non sono quelli della politica italiana».