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Museo egizio di Torino, un restyling faraonico

Grazie a un restauro da 50 milioni di euro, nel 2015 il Museo egizio di Torino si presenterà completamente rinnovato nella struttura e nei progetti dedicati al pubblico. Tra i punti di forza: più spazio, almeno due mostre temporanee l’anno, sale multimediali e iniziative social

«La strada per Menfi e Tebe passa da Torino». Così scrisse il celebre studioso, e decifratore di geroglifici egizi, Jean-François Champollion, che giunse a Torino nel 1824 per studiare le collezioni del Museo Egizio del capoluogo piemontese, fondato in quell’anno. Tutt’oggi è rimasto un centro culturale di punta non solo in Italia, ma anche a livello internazionale. Con gli oltre 540 mila visitatori registrati nel 2013, sul fronte degli ingressi il Museo si è classificato al nono posto nella Penisola e tra i primi cento al mondo. Del resto, stiamo parlando di un vero e proprio scrigno di tesori dell’antico Egitto, secondo solo a quello del Cairo per le collezioni di pregio conservate. E, come nel caso dell’eccellenza egiziana, è dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura della civiltà che si sviluppò sulle rive del Nilo parecchi millenni fa. Rifunzionalizzazione, ampliamento e messa in sicurezza delle strutture. E ancora, in questi e nei prossimi mesi, maggiore apertura internazionale, investimento nella ricerca storica, nuovi restauri. Da quasi cinque anni l’istituzione – gestita dal 2004 dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, primo esperimento di costituzione, da parte dello Stato Italiano, di uno strumento di gestione museale a partecipazione privata – è al centro di un radicale processo di trasformazione che porterà, nella primavera 2015, a uno spazio espositivo interamente rinnovato. Gli obiettivi principali? Valorizzarne pienamente il patrimonio storico, artistico e culturale e permettere così una fruizione più interattiva e coinvolgente ai visitatori. Finalità in perfetto accordo con la visione di Christian Greco, egittologo 39enne insediatosi di recente come nuovo direttore del Museo del capoluogo piemontese, scelto tra oltre cento candidati italiani e stranieri.

Intervista al direttore Christian Greco

Appuntamenti in Italia e all’estero

Se già dal 2009 sono stati raggiunti importanti traguardi, in particolare con l’applicazione di standard internazionali in termini di accesso, accoglienza e servizi offerti, è con gli attuali lavori di ristrutturazione che la galleria piemontese sarà protagonista di una svolta cruciale. Infatti, attraverso un megarestauro da 50 milioni di euro, frutto di un accordo di programma tra il Comune di Torino, la Provincia, la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Crt (Cassa di Risparmio di Torino), il prossimo anno le sale che racchiudono segreti e memorie dell’antica civiltà del Nilo vedranno aumentare significativamente l’esposizione – passando dagli attuali 6.400 a oltre 12 mila mq – e saranno realizzati nuovi allestimenti, anche all’insegna della tridimensionalità. Il primo reperto significativo dell’arte egizia giunto nel capoluogo piemontese fu la Mensa Isiaca, una tavola d’altare realizzata probabilmente a Roma nel I sec. d.C. per un tempio di Iside, e acquistata nel 1630 da Carlo Emanuele I di Savoia (ancora oggi in mostra). Tuttavia il Regio Museo delle Antichità Egizie fu creato ufficialmente 190 anni fa, con l’acquisizione, da parte di Carlo Felice di Savoia, di un’ampia collezione di opere riunite da Bernardino Drovetti, console di Francia in Egitto, dove era arrivato al seguito delle campagne militari napoleoniche. E nuovi e importanti resti arrivarono in terra sabauda alla fine dell’Ottocento, in seguito agli scavi di Eliopoli, Giza, Tebe e Gebelein. Allo stato attuale, anche in seguito ai lavori di ristrutturazione in corso, che comunque, per scelta della Fondazione, non hanno comportato la chiusura del Museo, sono esposti circa 2.500 oggetti tra vasellame, steli, sarcofagi, maschere e statue (i restanti 30 mila non sono attualmente accessibili al pubblico, anche per necessità conservative). A Torino il viaggio tra le meraviglie giunte a noi dalla valle dei Re e delle Regine inizia all’ingresso del Palazzo dei Nobili, progettato nel XVII secolo dall’architetto Guarino Guarini, in via Accademia delle Scienze.Attraversando il cortile interno, si arriva a un nuovo ambiente di mille mq, il Piano Ipogeo. Inaugurato la scorsa estate, costituisce un’anticipazione significativa di quello che sarà il rinnovato Museo Egizio nel 2015. Nella sala principale, le vetrine numerate in ordine progressivo raccontano, secondo un percorso cronologico arricchito da focus tematici, i più intriganti aspetti della civiltà egizia, dal I Periodo Intermedio fino all’epoca romana. La visita prosegue risalendo al piano terreno, con l’esposizione dei corredi funebri dal periodo Predinastico (ca 4300-3000 a.C., in cui le prime comunità neolitiche in Egitto si stanziarono in prossimità del Nilo), fino a quelli del Nuovo Regno, tra cui la celebre Tomba di Kha. I circa 500 oggetti appartenuti a una coppia di sposi, vissuti intorno al 1400 a.C. (Merit e Kha, per l’appunto), scoperti durante una campagna di scavo nel 1906, costituiscono una testimonianza straordinaria su abitudini alimentari, moda e costume, passatempi e usi funerari di una famiglia benestante dell’Antico Egitto. La grande galleria barocca conduce poi all’ultimo ambiente del percorso museale: lo Statuario, chiuso a inizio anno per lavori di restauro e da poco riaperto al pubblico. Lo spettacolare allestimento realizzato dal premio Oscar Dante Ferretti avvolge in una suggestiva penombra alcuni tra i più importanti capolavori scultorei della civiltà egizia, come la celebre statua di Ramesse II, quella di Iside di Coptos e il colosso di Sethy II. Da qui è, infine, possibile accedere agli ambienti in cui è stato rimontato il tempio di Ellesija, in Nubia, donato all’epoca della costruzione della diga di Assuan dal Governo Egiziano in segno di gratitudine per il lavoro svolto dagli italiani nel corso di un’operazione dell’Unesco. Con l’inaugurazione del nuovo Museo Egizio, tra un anno, il Piano Ipogeo diventerà invece l’area destinata all’accoglienza del pubblico, mentre la visita vera e propria comincerà al secondo piano (dov’era ospitata la Galleria Sabauda) attraverso un ideale percorso “di risalita del Nilo”, sempre firmato da Dante Ferretti, e si concluderà al piano terra. Regalando così un emozionante itinerario attraverso il mistero delle antichità egizie, tra arte, linguaggi simbolici, dinastie faraoniche e animali sacri.

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UNO STATUARIO “DA OSCAR”
L’ultimo ambiente del percorso museale è lo Statuario, chiuso per lavori di restauro a inizio anno e recentemente riaperto al pubblico. Un allestimento realizzato dal premio Oscar Dante Ferretti, con alcuni dei maggiori capolavori scultorei dell’Antico Egitto