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Certificato di puntualità

In fatto di precisione i cronometri non temono confronti

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L’orologio meccanico rappresenta una passione – per tecnica o estetica (molti uomini lo considerano l’unico “gioiello” concesso al buon gusto maschile, oltre all’eventuale fede nuziale) – o uno status (non nascondiamoci che per taluni è soprattutto questo: «dimmi che orologio porti e ti dirò a quale ceto appartieni»). Fino all’avvento del quarzo, più preciso e meno costoso di quello che fa “tic tac”, l’orologio meccanico – e di conseguenza la sua capacità di essere affidabile e preciso – è stato uno strumento necessario per gli ambiti più svariati tra terra, cielo e mare.

I canoni che oggi sanciscono l’accesso all’Olimpo dell’orologeria meccanica di alta gamma – a parte il prezzo, ovviamente – sono sostanzialmente tre: come un tempo, l’affidabilità e la precisione, alle quali bisogna aggiungere il grado delle finiture. A partire da quelle realizzate a livello industriale fino ad arrivare a quelle fatte rigorosamente a mano, con metodologie identiche a quelle in uso presso gli atelier dei maestri orologiai di fine ottocento. Come per ogni settore merceologico, anche l’anima del marketing nell’orologeria abusa spesso di aggettivi superlativi per descrivere segnatempo del tutto normali.

In merito alla precisione, invece, esiste dal 1973 un dato oggettivo, dettato dal Cosc (Contrôle Officiel Suisse des Chronomètres,vedi box in basso), l’ente indipendente, con sedi a Bienne, Ginevra e Le Locle, che certifica se un movimento – non l’orologio già assemblato, ma il solo movimento – può fregiarsi del titolo di “cronometro” (in sostanza nell’arco di un mese non deve far rilevare uno scarto – in avanti o indietro – superiore ai due-tre minuti rispetto all’ora esatta). E per il 2013, il podio dei cronometri certificati dal Cosc vede in cima il Rolex con 805 mila movimenti; seguono Omega e Breitling, rispettivamente con 447 mila e 155 mila pezzi che hanno superato i test.

In questa rassegna potete vedere i modelli certificati con maggiore appeal presentati quest’anno. Oltre ai best seller preannunciati, come il Milgauss di Rolex o il Seamaster di Omega, abbiamo i cronografi Gpmh di Chopard, il Carrera MikroPendulum di Tag Heuer e lo Sporting “solo tempo” di Ralph Lauren. Si va dai 1.425 euro del Tissot T-Complication Chronometer (esempio di straordinario rapporto tra qualità e prezzo) ai 187.500 euro del Jules Audemars, capolavoro di Audemars Piguet. Nonostante la tipologia simile, i prezzi sono molto diversi. Questo come si spiega? Semplice. La ricerca, le innovazioni tecniche e il grado delle rifiniture giustificano tali differenze, oltre all’inseguimento della precisone assoluta o quasi…

AFFIDABILE COME…

IL PROVERBIALE DETTO “PRECISO COME UN OROLOGIO SVIZZERO” NON È GARANZIA SUFFICIENTE A FARNE UN “CRONOMETRO”, CHE INVECE È UN SEGNATEMPO DI PRECISIONE CHE HA OTTENUTO UNA CERTIFICAZIONE UFFICIALE DI MARCIA. E QUANDO LEGGETE SUL QUADRANTE – O PIÙ DISCRETAMENTE SUL FONDELLO – LA SCRITTA “CHRONOMETRE” (IN FRANCESE) O “CHRONOMETER” (IN INGLESE) SIGNIFICA CHE IL MOVIMENTO DELL’OROLOGIO È STATO TESTATO PER QUINDICI GIORNI DAL COSC (CONTRÔLE OFFICIEL SUISSE DES CHRONOMÈTRES), L’UNICA ASSOCIAZIONE AUTORIZZATA A RILASCIARE IL CERTIFICATO DI CRONOMETRO. PER SUPERARE I TEST DEI LABORATORI DELL’ENTE SVIZZERO, LO SCARTO MEDIO DEVE ESSERE COMPRESO FRA -3 E +6 SECONDI AL GIORNO, CHE PER UN MOVIMENTO MECCANICO

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© Thinkstock/ Christian Nasca