Levante e Ghibli, i due volti della svolta Maserati. Con il lancio del suo primo Suv e dell’ammiraglia del segmento E, la casa del Tridente è riuscita a far sentire il suo peso anche nel mondo del noleggio a lungo termine, che prima pesava per un risicato 10% sul totale delle vendite. «Adesso, invece, abbiamo valicato quota 20% e ci avviciniamo a grandi passi al 25%», dice soddisfatto il responsabile flotte Marco Dainese. E a chi trova strana la Maserati-mania in un momento ancora difficile per l’economia, manda a dire: «Le nostre non sono automobili solo per persone benestanti. Ci sono modelli tedeschi con prestazioni simili che richiedono lo stesso canone e il medesimo investimento. Il valore aggiunto di una Levante consiste, ovviamente, nel fatto di essere un prodotto progettato e costruito in Italia. Dunque chi ha un budget di circa 75 mila euro può avere il massimo dell’italianità pagando una rata che non si discosta molto dai 1.300 euro al mese». Il gradimento ottenuto da parte dei fleet manager ha spinto verso l’alto i numeri delle vendite sul mercato domestico. Il mese di agosto si è chiuso con 97 immatricolazioni, privati e flotte, che portano il totale della primi otto mesi del 2016 a quota 1.051. Non resta, quindi, che toccare con mano le due auto del Tridente più gradite ai manager, partendo naturalmente dal Suv della rivoluzione.
QUALCOSA DI MAI VISTO Scartata, sia pure a malincuore, la versione a benzina da 430 cavalli, dato che la car policy di molte aziende fissa a 250 il numero massimo dei purosangue dei modelli da noleggiare, ecco la Levante turbo diesel che centra il limite alla perfezione. Offre a chi la sceglie la trazione integrale e, ciliegina sulla torta, non paga il superbollo sulle vetture di lusso introdotto dal Decreto Salva Italia del 2011. Quando te la trovi davanti c’è da trasalire, soprattutto se si hanno ben stampate nella memoria antenate come la Bora, la Merak o la Kyalami. Ma c’è da farsene una ragione, il concetto di auto sportiva oggi si estende anche ai super crossover come questo, lungo qualcosa più di cinque metri e largo due, che comunque di aggressività ne ha da vendere: sembra acquattata sulle ruote posteriori pronta a balzare in avanti, e per chi si vede comparire nel retrovisore la maxi calandra seghettata, dare strada è un obbligo. Un consiglio: sceglietela con una livrea tradizionale come il grigio chiaro metallizzato, perché su una linea così, le tinte forti danno la sgradevole impressione di aver voluto strafare. No, non c’è bisogno di vestiti pacchiani per distinguersi al volante di due tonnellate abbondanti di Maserati, mentre ci si gode il lussuoso clima degli interni.Prima di partire l’ultimo check che comprende, tra l’altro, la messa a punto in base ai gusti personali dell’impianto audio Bowers&Wilkins, raffinatezza per audiofili che arriva dal Regno Unito e conta sull’impressionante schiera di 17 diffusori. Giusto il tempo di rimpiangere gli anni in cui nell’alta fedeltà il top parlava italiano, e dopo l’udito ecco il trionfo per il tatto. Gli interni, infatti, sono realizzati in collaborazione con Ermenegildo Zegna e, alle pelli più raffinate, è abbinata una fibra naturale di seta che ricopra in parte i sedili, i pannelli delle portiere, il padiglione, le alette parasole e la plafoniera delle luci. Ma adesso è il momento del cuore, quindi è meglio lasciarsi alle spalle la città che, ovviamente, non è il terreno preferito dalla Levante. Piove, ma non è un problema perché la trazione integrale, se ce ne fosse bisogno, è capace di passare in 150 millisecondi dalla normale erogazione del 100% della potenza alle ruote posteriori a una ripartizione del 50% tra gli assi, con il risultato di poter affrontare anche terreni piuttosto impervi. A patto, naturalmente, che si sia così pazzi da mettere a repentaglio le nobili lamiere tra schizzi di ghiaia e frustate di rovi. Al centro del ponte di comando troneggia il touch screen da 8,4 pollici che sa fare mille cose (per esempio, riprodurre musica, filmati o foto caricati su una chiavetta Usb), ma per ora si limita a lavorara come navigatore. Il tre litri a sei cilindri spinge come un forsennato se viene messo alla frusta, ed è capace di fermare il cronometro dopo soli 6,9 secondi nella classica prova di accelerazione da zero a 100 all’ora. Allo stesso prezzo ci sarebbe anche la versione da 275 cavalli, ma – francamente – non se ne sente la mancanza, soprattutto mentre si è in autostrada sotto l’occhio elettronico del Tutor, tutelati a nostra volta dai sistemi di sicurezza di bordo che rilevano, tra l’altro, eventuali digressioni fuori dalle righe che delimitano la carreggiata e l’avvicinamento di un altro veicolo all’angolo cieco laterale. In quest’ultimo caso appare un simbolo di pericolo sul retrovisore esterno e suona un allarme acustico.Il tempo è volato come si conviene quando si guida una Maserati e la prova è terminata. Resta solo da dare un’occhiata al bagagliaio. Mica male, la capienza minima è di 580 litri, quanto basta per imbarcare tutto il necessario per un week end di prestigio. No, questo proprio non potevi farlo né sulla Bora né con la Merak e tantomeno con la Kyalami.
ELEGANZA AL POTERE Con la Ghibli si torna a un concetto più tradizionale di Maserati: è una berlina a quattro porte elegantemente aggressiva, che fa da contraltare all’anticonvenzionale Levante ed è destinata ai manager che hanno nelle vene sangue a 100 ottani. Sì, perché questa vettura promette una guida allo stato puro e lo dichiara, per prima cosa, con la linea tutta muscoli, abbinata al propulsore a gasolio da 250 cavalli identico a quello montato sulla Levante (anche in questo caso c’è la versione da 275 cavalli, che però è meno appetibile per le aziende).La trazione è posteriore come piace a chi ama la guida sportiva, ma l’ambiente che circonda il pilota è tutt’altro che spartano: tanto per cominciare c’è la console centrale ridisegnata con doppio selettore rotante, il sensore della qualità dell’aria e tutto quello che preannuncia quale sarà il futuro dell’auto che si guida da sé. Dal pacchetto, opzionale, di sistemi avanzati di assistenza alla guida al controllo di velocità con Stop&Go, dall’avvertimento di superamento della linea che delimita la corsia alla frenata automatica di emergenza, dalla telecamera con veduta dall’alto a 360 gradi al nuovo freno a mano ad azionamento elettronico: tecnologie che fanno diminuire la fatica e consentono una minore concentrazione nei lunghi viaggi o nel traffico. La colonna sonora è suonata da un impianto Harman Kardon capace di sprigionare una potenza da discoteca. Poi ci sono gli interni Zegna style tanto comodi e belli da vedere che viene voglia di portarseli a casa per riarredare il salotto. Il regime massimo di rotazione consigliato è di 4 mila giri, ma fuori da un circuito arrivarci è quasi impossibile se non si vuole far venire un colpo agli autovelox. Meglio, quindi, lasciare che la Ghibli fili via veloce e silenziosa sul filo dei limiti di velocità godendosi la poderosa coppia di 600 Nm, una condizione in cui ci si sente all’interno di una cattedrale del lusso made in Italy. E se qualche fleet manager volesse conquistare con un benefit davvero speciale i collaboratori più preziosi, ecco il completamento perfetto della Ghibli aziendale: il corso di guida sicura e sportiva organizzato dalla casa del Tridente.Prima di separarsi da questa purosangue dall’accento spiccatamente emiliano, resta il tempo di gustare per l’ultima volta la raffinatezza dell’ambiente, che può essere personalizzato a piacere dato che la pelle che riveste di serie i sedili anteriori e il divano posteriore può essere scelta in tre differenti colori, e può essere estesa anche alle aree laterali superiori della plancia, alla palpebra della strumentazione e ai braccioli delle porte, permettendo un abbinamento bicolore che parla la lingua della grande raffinatezza. Sempre a richiesta si possono avere finiture in radica, ebano o fibra di carbonio, ma i costi salgono rispetto ai circa 68 mila euro che rappresentano la base di partenza. Meglio, forse, concentrare l’investimento supplementare nelle palette che permettono di guidare nella modalità sequenziale.Un’ultima considerazione, dedicata a chi pensa che un motore a gasolio non possa avere un sound degno di una vettura sportiva: su questo fronte i tecnici con il Tridente sulla casacca si sono impegnati a fondo e il risultato è un sistema elettronico che modula la voce della Ghibli rendendola simile a quella di un otto cilindri a benzina. L’ultima accelerata a fondo ed ecco la conferma. Nessuno, vedendovi e soprattutto sentendovi passare, potrebbe immaginare che al posto della nobile benzina state bruciando gasolio.
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