LinkedIn parla (anche) italiano

Nel novembre scorso il network professionale ha aperto una filiale tricolore. Abbiamo incontrato il suo numero uno, Marcello Albergoni, per saperne di più e, perché no, farci dare qualche consiglio

È la settima sede europea di LinkedIn, la prima nel nostro Paese, quella nata a Milano alla fine dell’anno appena concluso e affidata a Marcello Albergoni, senior sales manager, che ha così lasciato la divisione Business intelligence solutions di PricewaterhouseCoopers per gestire il reclutamento del network professionale, aiutando i datori di lavoro italiani a trovare e ad attrarre i talenti attraverso la rete.

Esisteva già una versione in italiano di LinkedIn, perché aprire anche una sede nel nostro Paese?Non è mai stato così importante, per i professionisti, avere una presenza attiva sui network online come il nostro. Tra incertezza economica, mobilità e maggiori possibilità di lavoro in Paesi stranieri, la competizione per i posti migliori è più alta che mai. Oltre 2,6 milioni di professionisti italiani (siamo al nono posto per numero di iscritti, sul podio si trovano, rispettivamente Stati Uniti, India e Regno Unito ndr) utilizzano già LinkedIn non solo come aiuto nella ricerca di un nuovo lavoro, ma anche per divenire più produttivi e avere successo nel ruolo che già ricoprono. E noi vogliamo che LinkedIn lavori ovunque lavorino i nostri utenti.

Quali obiettivi vi siete posti a breve e lungo termine?Oltre a supportare i clienti locali, il nuovo ufficio di Milano fungerà da base per promuovere la crescita di tutto il portfolio dell’azienda, con soluzioni di recruiting e di marketing (queste ultime in collaborazione con WebAds) per i brand che desiderano sfruttare le opportunità offerte da una rete di professionisti preparati e influenti.

Il network conta in Italia oltre 2 milioni e mezzo di iscritti, ma viene davvero utilizzato per la ricerca di lavoro e candidati?Gli italiani sono da tempo ferventi utilizzatori dei social network e li abbiamo visti adottare il social networking di tipo professionale più o meno allo stesso modo. I tre settori attualmente più rappresentati nel nostro Paese sono servizi It, telecomunicazioni e marketing & advertising. È quasi la norma vedere proprio questi settori tra i primi nell’adozione del mezzo, poi crescendo i nostri iscritti iniziano a riflettere la realtà economica di ciascuno Stato.

La filiale italiana inizia ad operare a distanza di un decennio dalla fondazione del network: come è cambiato LinkedIn in questi anni?La strategia è sempre stata quella di andare incontro ai bisogni degli iscritti e, a questo fine, ci rinnoviamo costantemente. Abbiamo prestato sempre più attenzione alle piccole cose che possono rendere più semplice, per i professionisti, interagire con i loro network, cosa che alla fine li aiuta a svolgere meglio il loro lavoro e a trovare nuove opportunità. Per esempio LinkedIn Today, che raccoglie le principali notizie del giorno in base a ciò che le connessioni e i colleghi di ciascuno stanno leggendo. Inoltre a luglio 2011 è stato presentata la nuova applicazione che permette di candidarsi con un click sfruttando il profilo LinkedIn.

Il 2011 è stato a che l’anno della quotazione in Borsa. Perché questa scelta?Siamo molto soddisfatti delle nostre capacità di monetizzazione. Abbiamo visto accelerare, anno dopo anno, la nostra crescita per sette trimestri di fila. La quotazione in Borsa ha funzionato come una grande iniziativa di marketing, innalzando il nostro profilo con un mercato più ampio in tutto il mondo. Le società che ottengono molto seguito su Internet oggi, non sono dello stesso tipo di quelle che abbiamo visto nel 2000. Se guardate a LinkedIn, si tratta di una società attiva dal 2003, che impiega quasi 1.800 persone nel mondo, ha tre forti e diversificate linee di business e sta crescendo rapidamente.

A questo proposito, come funziona economicamente la società? Molti conoscono solo le possibilità di iscrizione gratuita, ma esistono altri servizi.In effetti proponiamo un “fremium model”, ossia la stragrande maggioranza di strumenti e optional su LinkedIn è ottimizzata per gli utenti free. Abbiamo però un business model diversificato con entrate che provengono dalle sottoscrizioni dei membri, da advertising e marketing (circa il 32%) e dalle soluzioni corporate di assunzione e reclutamento (circa il 48%).

In Gran Bretagna è stato recentemente lanciato LinkOut, una proposta per collegare sempre di più il mondo virtuale a quello reale. Come funziona? Arriverà anche in Italia?Con LinkOut gli utenti possono indicare quali sono i loro obiettivi di networking e quando sono disponibili a fare nuove conoscenze, dopodiché l’applicazione funziona in automatico sincronizzandosi con le agende dei diversi dispositivi per identificare i momenti in cui due utenti potrebbero incontrarsi. In più la ricerca va anche oltre le connessioni dirette per favorire nuove conoscenze di rilievo. In questo momento però non posso fare previsioni sull’arrivo dell’applicazione anche nel nostro Paese.

Un’ultima domanda. Dopo l’acquisizione del motore di ricerca IndexTank, la società ha rilasciato il suo codice con licenza Apache 2.0, ossia a disposizione della comunità. Significa che LinkedIn vede nell’open source il futuro della Rete?Lavoriamo costantemente per arricchire LinkedIn con nuovi servizi che rendano i nostri membri ancora più produttivi e di successo, sia sul nostro network che in tutto il Web. E l’open source sta certamente maturando nel rispondere ai bisogni degli utenti.

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