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Neuroteam e la rivoluzione Neurogoggles

Dopo l’esperienza clinica nella neuroriabilitazione, la start up del co-fondatore Massimiliano Oliveri si prepara a lanciare la sfida al mercato dei wearable device con le sue lenti prismatiche che aiutano concentrazione e memoria. Alla faccia di chi dice che fare ricerca – e impresa – in Italia sia impossibile

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Fare ricerca scientifica in Italia, si sa, è assai arduo. La fuga dei nostri migliori cervelli all’estero è un tema di cui si dibatte spesso. Fare impresa nel Belpaese parrebbe oggi invece più semplice di un tempo, in particolare grazie alla diffusione del fenomeno delle start up. A esserne convinto è Massimiliano Oliveri, medico specialista in neurologia e docente di Psicobiologia e Psicologia fisiologica all’Università di Palermo. In effetti, anche se la mole dei finanziamenti per le nuove imprese tecnologiche non raggiunge i livelli di raccolta di altre economie sviluppate, il trend è comunque in crescita: lo scorso anno, secondo i dati diffusi da StartupItalia e Finsmes, sono stati investiti quasi 97,9 milioni di euro. Oliveri ha puntato proprio sulla formula della start up quando, dopo tre anni di dottorato ad Harvard, ha dato vita insieme ad altri sette soci, tutti esperti della materia, allo spin off accademico Neuroteam, realtà di cui ricopre la carica di amministratore delegato. L’azienda nasce grazie al sostegno dell’incubatore d’imprese Arca, lanciato dall’omonimo consorzio, ovvero il partenariato tra l’Università di Palermo e un gruppo imprenditoriale privato impegnato nel campo della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico. La start up si occupa di riabilitazione cognitiva e del potenziamento delle attività del cervello grazie ai Neurogoggles, occhiali ad alto contenuto tecnologico. Fondata nel giugno 2014, Neuroteam ha iniziato la sua attività proponendo servizi clinici nell’ambito della neuroriabilitazione. Ora ha preso il via la seconda fase del progetto: la commercializzazione degli occhiali prismatici sul mercato italiano e non solo.

Fare business con la ricerca scientifica è, dunque, possibile anche in Italia? E lo è addirittura nel Sud del Paese?Sì, e lo è soprattutto grazie alle opportunità garantite dagli incubatori di start up. Per i giovani imprenditori, che fanno dell’innovazione tecnologica la loro bandiera, il clima è diventato più favorevole rispetto a qualche anno fa, anche nelle zone più svantaggiate del Paese. Gli investimenti messi a disposizione dai privati e dal settore pubblico continuano ad aumentare, un trend che pare inarrestabile. Senza dimenticare le agevolazioni fiscali concesse alle start up nei primi cinque anni di vita. Neuroteam è nata dall’idea di trasformare in un’opportunità di business i risultati di un lungo lavoro di ricerca, durato ben 15 anni. I nostri dispositivi indossabili offrono la possibilità di migliorare i propri livelli di linguaggio, attenzione e memoria a chi ha subito traumi a livello celebrale o a chi è stato vittima di malattie che inficiano il corretto utilizzo del cervello. Ictus, demenze senili, Alzheimer, ma anche disturbi dello sviluppo e dell’apprendimento, sono patologie in costante crescita, in alcuni casi a causa dell’invecchiamento della popolazione.

La vostra impresa nasce con una finalità innanzitutto sociale?Nel mondo vi sono quasi 47 milioni di persone affette da una fonte di demenza, il 50-60% dei quali da Alzheimer. Un numero, secondo il rapporto mondiale Alzheimer 2015 presentato dalla Federazione Alzheimer Italia, destinato a raddoppiare ogni venti anni fino a raggiungere i 74,7 milioni di persone nel 2030 e i 131,5 milioni nel 2050. Solo in Italia, le persone con demenza sono 1,2 milioni e diventeranno 1,6 milioni nel 2030 e 2,2 milioni nel 2050, con costi sociali che ammontano, solo considerando il 2015, a quasi 37 miliardi di euro. Neuroteam nasce proprio per contribuire a dare una risposta a un problema destinato a pesare sempre di più sul nostro tessuto sociale. La nostra scommessa è stata fin da subito rendere disponibile a un numero vasto di persone, grazie a costi accessibili, la neuroriabilitazione. Non solo a persone malate ma anche a chi, come il professionista o lo sportivo, vuole migliorare l’attenzione, la memoria e la sua capacità di concentrazione. I servizi clinici che proponiamo possono oltretutto essere effettuati direttamente a casa del paziente, con il controllo in diretta dell’aderenza terapeutica da parte del medico. Grazie alla telemedicina, l’attività di riabilitazione diventa così più accessibile e, oltretutto, i costi vengono abbattuti, con vantaggi non indifferenti per gli assistiti e per il sistema nel suo complesso.

Quali sono gli ingredienti necessari per dare vita a una start up con una prospettiva di successo?Tanto studio, in Italia e soprattutto all’estero, dove svolgere attività di ricerca è sicuramente più semplice. Dopo la laura in medicina dell’Università di Palermo e la specializzazione in Neurologia tra il capoluogo siculo e Roma, ho colto l’opportunità di un dottorato di ricerca ad Harvard. Dopo tre anni, nel 2001, ho deciso di rientrare in Italia, ma le relazioni con le istituzioni americane con cui avevo collaborato sono state fondamentali in quest’avventura.

Qual è il futuro di Neuroteam?Il modello di business su cui si fonda la start up è duale. Neuroteam eroga servizi clinici, attività proposta a oggi solo a Palermo, ma ha deciso anche di entrare con i suoi occhiali tecnologici in un mercato in forte sviluppo, il settore dei wereable device. Ora intendiamo anche partecipare alle misure previste dall’Unione europea per il finanziamento delle pmi operative nello sviluppo di prodotti tecnologici. Anche perché presto ci piacerebbe dotare i nostri occhiali di un look più accattivante rispetto a quello attuale. Stiamo pensando a partnership con produttori italiani dell’occhialeria. I Neurogoggles potranno così diventare occhiali di tendenza ed essere distribuiti anche al grande pubblico.

CIRCOLO VIRTUOSO

Sono stati proprio i primi servizi clinici erogati a permettere a Neuroteam di finanziare la produzione degli occhiali prismatici. Il fatturato dell’azienda ha raggiunto lo scorso anno i 100 mila euro, è in costante crescita e, secondo il business plan, dovrebbe raggiungere il milione di euro nel 2016. Dovrebbe essere, dunque, l’anno della svolta. «I nostri occhiali Neurogoggles oggi sono in vendita ai professionisti del settore sanitario, medici, psicologici, fisioterapisti, non solo in Italia ma anche all’estero, a partire da Spagna e Inghilterra», spiega Oliveri, «hanno un prezzo accessibile, pari a circa 50 euro, comprensivo anche del software necessario per il miglioramento della prestazione cognitiva (opera della società Fifth Ingenium, ndr)».

Credits Images:

Massimiliano Oliveri