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Energia fatta in casa

Una vita dedicata all’ambiente e alle energie ecosostenibili fino alla battaglia per la diffusione delle Smart Grid: Pietro Colucci, presidente di Innovatec racconta il sogno di creare delle comunità autosufficienti, capaci di produrre e scambiare elettricità senza dipendere dal petrolio

Si descrive come un “sognatore pragmatico” e non ha difficoltà a riconoscere che questa caratteristica del suo carattere sia stata determinante in una carriera imprenditoriale incentrata sul management legato a un settore come l’ambiente, che in Italia non ha mai avuto vita facile. Oggi Pietro Colucci opera sul mercato della green economy con diverse società. Tra queste, Innovatec che, con il progetto Smart, sta proponendo un nuovo – almeno per l’Italia – modello di business nel comparto della produzione, gestione e distribuzione dell’energia.

Lei si occupa di ambiente da quando aveva 22 anni. Cosa continua ad appassionarla di un settore che in Italia è spesso trascurato?Da imprenditore sono abituato a essere pragmatico, ma sono anche sostanzialmente un sognatore. E questo mi è servito. Una visione di scenario proiettata verso un futuro diverso e la capacità di immaginare che il cambiamento sia un’opzione possibile, nonostante i forti interessi economici coinvolti, sono requisiti indispensabili per operare nella green economy. In questo comparto, però, forse più che in altri, si sopravvive solo mantenendo una chiara visione delle dinamiche in atto. Questo mi ha consentito, per esempio, di capire il momento per vendere l’azienda di produzione di pannelli fotovoltaici (aperta nel 2004), perché l’ambizione della Cina di diventare leader nelle rinnovabili avrebbe prodotto uno tsunami destinato a sbaragliare qualsiasi concorrenza, portando a un crollo del costo del megawatt fotovoltaico da sei a un milione di euro.

Con quali ripercussioni sul mercato italiano?Fino ad allora, la politica aveva destinato alle energie rinnovabili poche risorse e soltanto sotto la spinta di un cambiamento culturale in atto nella nostra società. Il crollo dei costi ebbe l’effetto di innescare un fenomeno di speculazione. A parità d’incentivi, infatti, il costo degli impianti era diventato talmente favorevole da determinare un boom del fotovoltaico. Questo, insieme al fatto che le banche, considerandosi garantite dagli incentivi pubblici, hanno investito ben 35 miliardi in soli tre anni, ha portato l’Italia a produrre il 36% di energia rinnovabile da fotovoltaico.

Insieme con l’ex ministro Ronchi, lei è autore del volume Vento a favore. Qual’era la vostra idea?Divenuti ormai amici, ci siamo resi conto che, pur partendo da posizioni politiche e da storie professionali molto diverse, condividevamo l’approccio ai temi dell’ambiente. Il libro è nato proprio con lo scopo di sottolineare che l’ambiente è un tema culturale trasversale, che va oltre gli schieramenti politici. Volevamo smontare un tabù e dimostrare che non è vero che “il verde è di sinistra e il fossile è di destra”, come direbbe oggi Gaber.

Quali ritiene siano le prospettive della green economy in Italia?In dieci anni è cambiato un sistema. Merito soprattutto del Web che, sulla sostenibilità, ha originato dal basso una corrente di pensiero talmente forte da costringere la politica a occuparsene. Nonostante una certa “disattenzione” di Confindustria, ha pesato positivamente anche la pressione esercitata sul legislatore dalle tante aziende italiane attive in settori come la chimica verde, la bioagricoltura o la produzione di energie rinnovabili. Certo, oggi il crollo del prezzo del petrolio non giova alle rinnovabili, ma è un dato accertato che tutto il mondo sta investendo in questo settore e sta andando nella direzione dell’autoproduzione dell’energia dell’off grid, cioè della possibilità di staccarsi dalla rete. Soprattutto nei Paesi dove un’infrastruttura nazionale non esiste, come Cina, Russia, Brasile, Sudafrica e Stati Uniti, è questa la formula del futuro. In Italia la rete c’è e per ci troviamo a fare i conti con limitazioni amministrative, nate dalla preoccupazione di impedire che i costi di gestione di questa rete tornino a carico dello Stato. Così il legislatore, autorizzando l’autoproduzione, ha però introdotto il vincolo che un soggetto può vendere soltanto a un altro soggetto. Il tutto sullo scenario di far pagare gli oneri di sistema anche se si autoproduce. Tutto questo è la negazione delle Smart Grid, cioè un contesto industriale, commerciale e residenziale che si unisce, si autoproduce l’energia e se la scambia utilizzando un punto di connessione.

È in questo che consiste il vostro progetto Smart?Una proposta come la nostra mira a creare una community di autoproduttori, composta da privati e pmi, che utilizzano il wi-fi per mettere in connessione i propri apparati e il Web per realizzare un sistema di monitoraggio da remoto. Questo permette di conoscere e di gestire i propri consumi in modo da bilanciarli con un’offerta fatta dai trader che, profilando il singolo cliente, intervengono standardizzando la bolletta in modo che da variabile diventi quasi a un canone. Noi saremmo già in grado di vendere energia a una comunità virtuale composta, ipoteticamente, da un complesso di villette a schiera in Trentino, un impianto a biomasse in Puglia e un centro commerciale in Sicilia, andando anche a creare dei meccanismi premiali fra i soggetti che consumano e scambiano sul posto. Purtroppo, come ho già detto, per ora siamo in un cul de sac: tecnologicamente abbiamo fatto passi enormi e abbiamo un’offerta economica competitiva per famiglie e imprese, ma in Italia ci scontriamo con un limite di carattere amministrativo legato alla rete. Però, non smettiamo di crederci, perché le barriere tecnologiche sono cadute. Il resto è solo una questione di tempo.

IL PROGETTO

IL PROGETTO SMART È CONCEPITO COME UN SOCIAL ENERGY NETWORK. PREVEDE LA COSTITUZIONE DI UNA COMUNITÀ CHE CONDIVIDE I DATI DI PRODUZIONE E CONSUMO ENERGETICO, GRAZIE A UN’ARCHITETTURA HARDWARE E SOFTWARE CHE METTE ONLINE GLI APPARATI DI PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE E I DISPOSITIVI DI CONSUMO, SIA DOMESTICI SIA INDUSTRIALI. ATTRAVERSO LA RETE, VENGONO CONDIVISE LE INFORMAZIONI RELATIVE AGLI IMPIANTI DI PRODUZIONE E DI STORAGE – QUANTA ENERGIA VIENE PRODOTTA, A CHE COSTO E QUANTA VIENE IN QUEL MOMENTO STOCCATA NELLE BATTERIE – IN MODO DA PROGRAMMARE I CONSUMI, MA ANCHE ABILITARE I MEMBRI A SCAMBIARSI I KILOWATTORA.