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Attualità

Brexit: vince il “leave”. Cosa succede ora?

La maggioranza degli inglesi vota per abbandonare l’Unione europea: si apre una lunga fase di incertezza, politica ed economica. Londra dovrà negoziare un’uscita da 45 anni di legislazione, programmi e fondi Ue

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La sterlina ha già perso oltre il 10% del suo valore e, mentre la Banca centrale europea e quella inglese stanno cercando di arginare la volatilità dei mercati, il mercato finanziario è in subbuglio: in Giappone la Borsa ha perso l’8% del suo valore, Hong Kong il 4,3% e, mentre calano tutte le principali Borse europee, a Piazza Affari nei primi minuti di contrattazione i titoli del Ftse Mib faticano a fare prezzo in apertura. Regna l’incertezza, la cosa peggiore per gli investitori: calano i prezzi di tutte le materie prime, non solo del petrolio, mentre tornano a crescere i beni rifugio: l’oro è salito fino a 1330 dollari l’oncia (+5%). Sono i primi effetti della Brexit, che apre una lunga fase di incertezza economica e politica in tutto il mondo. Il referendum del 23 giugno ha visto il 52% dei votanti a favore, il che porterà la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea. Quando? clausola di recesso (articolo 50 del Trattato Ue) prevede due anni di tempo, ma è possibile che il governo inglese – il premier David Cameron si è appena dimesso – possa concordare con i vertici di Bruxelles tempi più lunghi, anche 10 anni, per negoziare un’uscita da 45 anni di legislazione, programmi e fondi Ue, dall’Erasmus a ricerca e pmi.

INCOGNITA MERCATO E SECESSIONISMO INGLESE. Mentre si apre una lunga e delicata fase di contrattazioni tra Londra e Bruxelles (bisognerà ridiscutere lo Spazio economico europeo, che prevede la libera circolazione di beni, capitali e persone e la partecipazione ai programmi di ricerca), il Regno Unito deve affrontare anche una profonda divisione interna (il 48% degli inglesi era favorevole a restare nell’Ue): in Scozia, dove ha vinto il “remain” con oltre il 60% dei voti, cresce la voglia di indipendenza dal Regno Unito. Va detto che la voglia di indipendenza cresce anche all’interno dell’Unione europea, fiaccata dalla crisi economica e, soprattutto, dall’emergenza migranti: Francia e Olanda potrebbero essere i primi Paesi a chiedere un voto simile a quello britannico.

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