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Attualità

Piano internazionale del made in Italy: ecco come sarà

Stando alle indiscrezioni, si punterà a esportare il test tedesco Italy Lives in Premium, mentre per le fiere si emulerà il modello Pitti. Pugno duro, infine, contro l’italian sounding

Fiere, lotta all’italian sounding e un piano, già ribattezzato “gigantesco”, per la grande distribuzione internazionale: sarebbero questi i tre pilastri su cui si fonda il Piano internazionale del made in Italy, annunciato settimana scorsa dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi. Stando infatti alle indiscrezioni riportate da Corriere della Sera, l’impianto del piano, nato per rilanciare il settore manifatturiero italiano, sarebbe già definito. Il primo punto poggerebbe sulle fiere, che dovrebbero sposare il modello Pitti: come si ricorderà, l’anno scorso il salone di Firenze rischiava di sovrapporsi al London Collection Man. Poi, il governo ha stanziato 2 milioni di euro e si è riusciti a raggiungere un accordo con Londra, Parigi e Milano, dando vita a un “sistema europeo” le cui date sono state coordinate per evitare sovrapposizioni. Il secondo snodo del piano prevede una campagna contro l’italian sounding, ossia contro la tendenza, molto diffusa all’estero, di evocare immagini, marchi e denominazioni geografiche per promuovere prodotti stranieri, che in realtà non sono riconducibili al Belpaese. Il danno stimato si aggirerebbe sui 54 miliardi di euro l’anno. Quanto invece alla grande distribuzione, si è appena concluso il test Italy Lives in Premium, sul mercato tedesco: qui una gamma di prodotti made in Italy, privi però di brand, sono stati offerti alla catena di lusso Karstadt. L’operazione ha richiesto un investimento di 2 milioni di euro, ma in cambio il governo ha ottenuto un aumento della presenza di prodotti italiani pari al 20% e un piano di comunicazione su misura.

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Per quanto riguarda le fiere il modello da seguire è quello di Pitti