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Attualità

Suicidi tra imprenditori: già 23 da inizio 2012

Tasse, ritardi nei pagamenti e stretta creditizia tra le cause che portano a gettare la spugna; e un’impresa su due chiude i battenti nei primi 5 anni di vita

Dati allarmati a livello economico ma, soprattutto, a livello umano: è quanto emerge dall’indagine della Cgia di Mestre che ha rilevato gli effetti più tragici della recessione che sta interessando il nostro Paese. A causa del perdurare e dell’aggravarsi della crisi finanziaria, infatti, un’impresa italiana su due chiude entro i primi 5 anni di vita e 23 imprenditori si sono tolti la vita nei soli primi mesi del 2012.“Le tasse, la burocrazia, la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti hanno creato un clima ostile che penalizza chi fa impresa – dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – e sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo”.I suicidi tra gli imprenditori registrati tra il 1 gennaio 2012 e il 14 aprile 2012 sono avvenuti soprattutto in Veneto (9 su 23, ovvero il 40%) ma interessano anche Puglia, Toscana e Sicilia (3 in ognuna di queste regioni), Lazio (2) nonché Lombardia, Abruzzo e Liguria (1 in ciascuna). Dati che sono ancora più allarmanti se si considera che proprio le micro imprese sono state quelle ad aver creato la maggior parte (58%) dei nuovi posti di lavoro e ad aver assunto il 60% dei giovani italiani (come rilevato dall’Istat nel 2011). Dati che spaventano e fanno riflettere sull’urgenza con cui il governo è chiamato ad intervenire per arginare il fenomeno, varando nuove misure in grado di far ripartire l’economia del Paese. Dati che, se non venissero ascoltati, renderebbero tutti un po’ colpevoli, almeno in parte.