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Lavoro

Abercrombie & Fitch denuda il lavoro col conto alla rovescia

Una sentenza dà ragione al colosso che ha fatto fortuna sul giovanilismo dei suoi commessi: è legittimo licenziare i dipendenti intermittenti al compimento dei 25 anni. La Corte Ue: «Così si aiuta l’occupazione giovanile»

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Abercrombie & Fitch inventa il lavoro con il conto alla rovescia. Altro che contratti a termine: nel caso del colosso dell’abbigliamento, che ha fatto fortuna sul giovanilismo dei suoi modelli – per lungo tempo a petto nudo davanti ai negozi, si tratta lavoro a scadenza. La Corte Ue infatti ha ritenuto legittimo il licenziamento da parte della catena Usa di un dipendente lasciato a casa al compimento dei 25 anni.

ABERCROMBIE & FITCH: LEGITTIMO LICENZIARE A 25 ANNI

Il ragazzo era stato assunto nel 2010 con contratto di lavoro intermittente a tempo determinato, poi convertito a tempo indeterminato il 1 ° gennaio 2012. Poco più di sei mesi dopo però, il 26 luglio, giorno del suo 25esimo compleanno, era arrivato il licenziamento. La Corte di appello di Milano aveva dato inizialmente ragione del dipendente ritenendo discriminatorio il licenziamento e imponendo ad Abercrombie & Fitch il reintegro. Era stata poi la Cassazione a rivolgersi alla Corte di giustizia europea: il nocciolo della questione era la compatibilità con il diritto Ue della norma italiana che prevede dei limiti di età per il contratto di lavoro intermittente, cioè meno di 25 anni o più di 45.

Secondo i giudici che hanno così dato ragione all’azienda, «la facoltà di concludere un contratto di lavoro intermittente con un lavoratore che abbia meno di 25 anni, qualunque sia la natura delle prestazioni da eseguire, e di licenziare detto lavoratore al compimento del venticinquesimo anno, persegue una finalità legittima di politica del lavoro e del mercato del lavoro e costituisce un mezzo appropriato e necessario per conseguire tale finalità».

«SOLO PRIMA ESPERIENZA»

«La differenza di trattamento è giustificata dalla finalità di favorire l’occupazione giovanile», aggiunge la Corte Ue. «Infatti, i giovani sotto i 25 anni sono normalmente penalizzati sul mercato del lavoro dall’assenza di esperienza professionale. Per controbilanciare tale situazione, il contratto intermittente riservato agli infraventicinquenni consente agli stessi non tanto di ottenere un lavoro stabile quanto piuttosto di avere una prima esperienza lavorativa funzionale al successivo accesso al mercato del lavoro».