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Lavoro

Un buon manager non si giudica dai numeri

Un dirigente troppo autoritario era stato licenziato da una multinazionale nonostante gli ottimi risultati: il Tribunale dà ragione all’azienda

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Un buon manager non si giudica dai numeri, ma da molti altri fattori. E ora lo stabilisce con una sentenza anche il Tribunale del lavoro di Milano giudicando il ricorso di un ex manager del broker assicurativo Aon. La multinazionale assicurativa aveva licenziato il suo ex amministratore delegato italiano Uberto Ventura per «giustificatezza». Al dirigente non si contestavano scarsi risultati, anzi i profitti erano altissimi. Bensì, la decisione era stata presa per porre fine al «clima inutilmente autoritario» instaurato in azienda, «demotivante», talvolta «prevaricatore di ruoli e competenze, tutt’altro che sereno e costruttivo».

MANAGER AUTORITARIO? LICENZIATO!

Il Tribunale del lavoro ha dato ragione all’azienda, giudicando corretta la decisione e respingendo la richiesta di risarcimento da 2,5 milioni di euro. Perché «l’attitudine ad assumere comportamenti prevaricatori, a “fare preferenze”, a bypassare arbitrariamente i responsabili di certe linee», insomma «una gestione manageriale di stampo quasi “familistico”», va «ben oltre l’ipotesi del “capo antipatico”, trattandosi invece della differenza tra autorevolezza e autoritarismo gratuito». Il ruolo di a.d. «implica certamente un ampio potere decisionale», che «non può sconfinare nella mera prevaricazione», che fa venir meno il rapporto di fiducia con il datore di lavoro e giustifica il licenziamento «anche in ipotesi di insussistenza di qualunque danno patrimoniale».

In particolare, l’azienda ha contestato 25 nomine decise in prima persona dal manager e non concordate con il resto della struttura: privilegi – immotivati – ai propri più stretti collaboratori sotto forma di aumenti di stipendio e progressioni di carriera e maggiori benefit aziendali. Al contrario, spettavano emarginazione o demansionamento ai collaboratori esterni al “cerchio magico”.

AON, EX A.D. LICENZIATO NONOSTANTE I CONTI A POSTO

«Lei fa bene quasi tutto ma ha un approccio quasi dittatoriale che va smussato… dovrebbe creare più consenso… bastava poco perché fossero tutti contenti», suggeriva in uno scambio mail un superiore internazionale. Per tutta risposta, il manager scriveva: «Se le faccio le sintesi mi dice che non legge, se le dico le cose non se ne ricorda. Più di così non so cosa fare… Il suo punto di vista non è condivisibile… Speriamo che ci sia qualcuno che oltre alla contentezza di tutti si interessi anche alla mia, altrimenti ce ne faremo una ragione».

Per questo, il tribunale ha sancito che il manager, «a dispetto del suo ruolo apicale e strategico, non ha espresso una funzione equilibratrice, da collettore di consensi, provocando invece, con la sua gestione prevalentemente autoritaria, tensioni e fratture». L’ex a.d. farà appello.