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Lavoro

I robot non rubano il lavoro, lo cambiano

L’allarme di McKinsey: un miliardo di posti di lavoro a rischio nel mondo, ma ne nasceranno altri 2,3 miliardi

Rieccolo, l’allarme sui robot che ci ruberanno il lavoro. A future that works: automation, employment and productivity: così si chiama il rapporto McKinsey che annuncia la sparizione del lavoro: il 49% delle attività umane «è soggetto a qualche forma di automazione» (in linea col 47% indicato da Oxford), dice la società analizzando 2000 attività in 820 tipi di lavoro. Conclusione? «Per il 60% di tutti i lavori è automatizzabile almeno il 30% delle funzioni». Dall’agricoltura alla manifattura, 1,2 miliardi di posti di lavoro nel mondo sarebbero sostituibili. Di questi 700 milioni, però, sono in Cina e in India, appena 54 milioni in Europa (1.700 miliardi di stipendi) .

I ROBOT CAMBIANO IL LAVORO

Non si calcolano, però, attività sperimentali come le auto senza piloti o i droni per il trasporto umano. Che forse ruberanno qualche altro posto di lavoro, ma impiegheranno grandi masse di ingegneri e personale qualificato in ricerca e realizzazione.Il tutto, mentre i robot garantiranno un aumento della produttività tra lo 0,8% e l’1,4% ogni anno nei Paesi industrializzati.

«Sembra una percentuale bassa ma in realtà in essa è insito un gran numero di nuovi posti di lavoro che possono nascere grazie all’automazione, e sono posti più qualificati, gratificanti e addirittura meglio pagati», dice a Repubblica Paul Willmott, senior partner di McKinsey & Company e co-responsabile della divisione digitale del gruppo che ha realizzato lo studio. «Una volta superata la cruciale fase attuale, la creazione di nuovi posti figli della tecnologia sarà esponenziale: nel 2065 si sarà raggiunto un numero di posti aggiuntivi fra gli 1,1 e i 2,3 miliardi».

NUOVE COMPETENZE

«L’importante è che i governi si rendano conto della portata del cambiamento e collaborino con le aziende nella riprogrammazione del training dei lavoratori», conclude Willmott, «perché la tecnologia non aspetta nessuno. Il nostro rapporto va letto in positivo. Intanto perché è proiettato sul medio-lungo termine. Per gran parte dei cambiamenti che identifichiamo la prospettiva temporale è di dieci-vent’anni. Le auto senza pilota, uno degli sviluppi più appariscenti, avranno ancora bisogno di tempo per essere introdotte. Ma tutto ciò non significa che bisogna fermarsi, la tecnologia non aspetta. L‘automazione permetterà grandi salti qualititivi nelle produzioni e una miglior qualità della vita per quanti, magari sottratti a lavori umili e faticosi, avranno saputo con coraggio rimettersi in gioco cambiando settore».