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Lavoro

Solo le politiche attive per il lavoro possono salvarci

I lavoratori hanno voglia di sicurezza: meglio la certezza di un aiuto in caso di perdita del posto che un aumento. Ma l’obiettivo deve essere il reinserimento

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I lavoratori italiani hanno voglia di sicurezza. Di fronte alla paura di perdere il posto, infatti, preferiscono avere la certezza di un aiuto in caso di disoccupazione che un aumento subito in busta paga. Sono i risultati sorprendenti di un’indagine svolta su 55 mila persone dall’Inapp, l’Istituto nazionale di analisi delle politiche pubbliche. Di fronte alla scelta tra un aumento di 50 euro al mese (su mille di stipendi) e la certezza di un sussidio da 800 euro in caso di disoccupazione, il 65% degli intervistati sceglie la rete di sicurezza.

SICUREZZA DEL POSTO DI LAVORO

I sostegni in realtà non mancano e il ministro dell’Economia Padoan ha parlato di un’assicurazione europea contro la disoccupazione. Si tratta però di un segnale sulla grande incertezza di questi tempi sulla serenità di poter mantenere un posto di lavoro, di fronte alla crisi o all’avvento dei robot. Non conta nemmeno il reddito o il contratto: anche chi guadagna oltre 5 mila euro al mese, nel 60% dei casi preferisce il sussidio all’aumento. E si resta al 65% tra chi ha un vecchio contratto a tempo indeterminato con l’articolo 18.

«C’è un grande desiderio di rete di sicurezza tra gli italiani e questo dovrebbe orientare anche i competitor della prossima campagna elettorale», spiega il presidente dell’Inapp Stefano Sacchi. Perché? «Sia per l’incertezza venuta dalla lunga crisi economica sia per l’idea che il cambiamento tecnologico potrà portare nuovi movimenti sul mercato del lavoro». Proprio su questo tema, il cambiamento tecnologico, lo stesso Inapp sta lavorando con il ministero dello Sviluppo economico per presentare al G7 di Torino, in programma a fine settembre, uno studio sulle competenze più richieste dall’industria di un futuro.

Ecco, dunque, la vera questione: non bastano i sussidi o le proposte di un reddito di cittadinanza, servono politiche attive per la formazione e il reinserimento dei lavoratori che perdono il posto.