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Lavoro

Pensioni, la ricetta di Boeri: “Tagliare i vitalizi”

Secondo il presidente dell’Inps, il problema non è la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico ma l’equità. Ad alcune persone “concesso per anni un trattamento privilegiato e ingiustificato rispetto ai contributi versati”

Per uscire dalla crisi, occorre tagliare i vitalizi. È questo il cuore dell’intervento di Tito Boeri, ospite stasera a Presa Diretta su RaiTre. Stando infatti alle dichiarazioni che sono state anticipate alla stampa, per il presidente dell’Inps il vero problema dell’Italia non sarebbe la sostenibilità finanziaria del proprio sistema pensionistico, bensì la sua equità. «Il nostro sistema pensionistico tiene, ma abbiamo concesso per anni un trattamento privilegiato a persone, come nel caso dei politici, del tutto ingiustificato rispetto ai contributi che hanno versato nella loro vita», spiega Boeri. «Non è il caso di chiedere loro un contributo che potrebbe alleggerire i conti previdenziali?». I vantaggi che deriverebbero dall’abolizione dei vitalizi sarebbero numerosi: tra questi, Boeri indica la possibilità di «fare qualche operazione di redistribuzione, per esempio, aiutando quelle persone che sono sulla fascia di età prima della pensione e che si trovano in condizioni di povertà. Potremmo anche concedere maggiore flessibilità in uscita. Il vero problema è legare contribuiti e prestazioni».

L’INCONTRO CON I SINDACATI. Il tempismo con cui arriva la proposta di Boeri non è però casuale: oggi è prevista una riunione al ministero del Lavoro, durante la quale il ministro Giuliano Poletti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini illustreranno ai sindacati gli interventi ipotizzati fino ad ora. In primis, il funzionamento dell’Ape – Anticipo pensionistico che, qualora venisse inserito nella legge di Bilancio, potrebbe permettere ai nati tra il 1951 e il 1953 di andare in pensione con tre anni di anticipo.

LA REPLICA. Tuttavia la proposta di Boeri ha già incassato i primi no. A rimandare al mittente l’idea è infatti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini: «Il rischio di mettere le mani nelle tasche sbagliate è troppo grosso. Abbiamo deciso di fermarci», spiega. «Questo tipo di ricalcoli non sono semplicissimi: richiedono molte ipotesi e molti dati. E devi stare molto attento perché non si riesce a fare con il bisturi del chirurgo questa distinzione un po’ intellettualistica. Rischi davvero di tagliare pensioni alte ma meritate, oppure di toccare pensioni che sono generose rispetto ai contributi versati ma sono basse».

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L'aula di Montecitorio. Per il presidente Inps i politici sono tra le categorie che ricevono di più di quando hanno versato nella loro vita lavorativa