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Ammirando Escher

Il grand tour del visionario incisore dei paesaggi impossibili fa sosta a Milano fino al 2017: un viaggio nei paradossi di un genio, alla ricerca delle fonti – tutte italiane – della sua ispirazione d’avanguardia

Prima a Roma, poi a Bologna e a Treviso e ora una lunga rassegna a Milano: è il Grand Tour di Escher nel nostro Paese. A 44 anni dalla morte di Maurits Cornelis Escher (18981972), un’infilata di mostre propone alla nostra attenzione le opere insolite e raffinate di questo artista nato in Frisia, a nord dei Paesi Bassi, e sedotto dai paesaggi, dalla luce e dalla cultura italiana. Escher, ampia rassegna in corso a Palazzo Reale di Milano fino al 22 gennaio 2017, è prodotta come le precedenti da Arthemisia Group che ha scommesso, vincendo, sul maestro olandese quale “artsy-brand”, capace di mettere insieme i gusti del grande pubblico con i palati più raffinati. Vanta, infatti, la curatela scientifica di Marco Bussagli e di Federico Giudiceandrea, uno dei principali collezionisti al mondo del geniale artista. Celebre per i suoi “paesaggi impossibili”, i paradossi geometrici che mescolano razionalità e allucinazione e i dipinti allo specchio, Escher sorprende per il suo tratto avveniristico, quasi postmoderno, frutto di un preciso disegno che predilige il bianco e nero nelle sue incisioni, litografie e xilografie. È stato capace di intuizioni che solo oggi la grafica digitale riesce a realizzare, e di certo con minor freschezza di quanto non facciano alcuni dei lavori su carta o le incisioni ora esposti a Milano.La mostra non si esaurisce nel trito confronto tra la produzione escheriana e i fondamenti geometrici (euclidei e non) su cui poggia. Le false prospettive, gli enigmi geometrici, le riflessioni matematiche sono sì uno dei suoi temi principali, ma non l’unico: questa mostra è piuttosto un viaggio alla ricerca delle fonti d’ispirazione – in gran parte nascoste nei tesori della nostra Penisola – dell’artista olandese.

TALENTO PRECOCE Escher non fu studente modello, ma fu artista assai precoce: a 15 anni firma già le sue prime stampe, a 18 un’incisione a linoleum che si merita il plauso del docente. Un maestro quale Samuel Jessurum de Mesquita fu una guida preziosa per la sua formazione, ma poi sono stati i viaggi ad accendere la sua creatività. È stregato dall’Italia, Escher. Ama i piccoli centri abitati, le architetture medievali, il paesaggio collinare: è nel nostro Paese che comincia la sua avventura artistica. A Ravello, in Liguria, conosce la svizzera Giulietta Umiker, che diventerà presto sua moglie; a Siena inaugura la sua prima mostra, a metà degli anni ’20 compra una casetta a Frascati per poi stabilirsi a Roma, in zona Monteverde, dove rimarrà per un decennio.Nel 1935, a malincuore, Escher ripara in Svizzera: intuisce subito che il regime fascista avrebbe lasciato sempre meno margini alla sua libertà creativa. Nei loro “anni italiani” gli Escher girano il Lazio, l’Abruzzo, la Sicilia alla ricerca di paesaggi meno turistici. Li ritroviamo in opere come Belvedere (1958) e Giorno e notte (1938), due dei capolavori esposti ora a Milano. C’è poi un posto dell’anima: Atrani, un paesino della scogliera amalfitana dove la coppia aveva trascorso il viaggio di nozze. Ritratto su tela nel ’31, ricorre in maniera ossessiva in tutte le litografie di “paesaggi concettuali” realizzati dall’artista dopo la sua partenza dall’Italia: è un luogo simbolico, quasi mitico. È lo spazio perfetto, idilliaco e incontaminato in cui la bellezza naturale incontra le geometrie partorite dalla feconda fantasia di Escher.

ICONA POPScandita in sei sezioni, la mostra parte dalla formazione dell’artista, narra la sua seduzione verso le superfici a specchio (Mano con sfera riflettente del ‘35 è tra i pezzi capolavoro esposti), si sofferma sullo studio della tecnica della tassellatura, che è la partizione geometrica dello spazio teorizzata già da Archimede, per arrivare alle opere più note al grande pubblico: quei paradossi geometrici che restano ancor oggi un “rompicapo estetico” e di cui Convesso e concavo (1955) è un ottimo esempio. Escher – gran viaggiatore, uomo intelligente e brillante, invitato persino al Mit di Boston per una serie di conferenze tra arte e matematica negli anni ’60 – è stato artista capace come pochi altri di influenzare la nostra rappresentazione del mondo e di fare breccia con quel suo disegno raffinato e ironico nella cultura pop. Ha creato quadri, incisioni, litografie che sono diventati icone: le sue creazioni sono entrate come citazioni nel mondo dei fumetti o sulle copertine di dischi (dei Pink Floyd, per esempio), “mondi escheriani” sono stati sfruttati nei film di animazione, da Topolino ai Simpson, e le sue celeberrime scale impossibili – quelle in cui non si capisce se si sale o si scende e soprattutto dove si va – sono ormai parte del nostro bagaglio iconografico contemporaneo. Non sono forse fatte così anche le scale del castello di Hogwarts di Harry Potter?

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Mano con sfera riflettente