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Triennale di Milano, in mostra mezzo secolo di storia

L’istituzione culturale internazionale racconta mezzo secolo della nostra storia attraverso creatività, architettura e moda. Per far riscoprire le mille sfaccettature dell’Italia e la sua capacità di risollevarsi da qualunque crisi

L’Italia, si sa, è il Paese dei campanili, delle mille sfumature linguistiche, delle innumerevoli differenze geografiche e territoriali, dei tanti staterelli riuniti – a un certo punto della storia – dalla forza delle armi e della diplomazia e dalla coscienza di essere, prima di tutto, “italiani”. Spesso, viviamo questa congenita pluralità come un limite, un segno dell’incapacità di muoverci secondo una visione unitaria e di elaborare strategie comuni; ma è anche una risorsa, un aspetto importante di ciò che ci rende grandi e interessanti per il resto del mondo.

Ma in un’epoca di globalizzazione culturale e di uniformazione linguistica, la pluralità rimane una chiave di lettura importante per capire il pensiero della Penisola? Sembrano esserne convinti i dipartimenti di arti visive, moda e architettura della Triennale di Milano che, invitati a raccontare, ciascuno nel proprio ambito, la contemporaneità italiana, l’hanno fatto appunto all’insegna della pluralità e di una cercata, voluta frammentazione. C’è, innanzitutto, una grande differenza nel piglio metodologico e nel taglio cronologico delle tre mostre. Ennesima – Una mostra di sette mostre sull’arte italiana è idiosincratica e rifiuta ogni prospettiva di racconto storiografico, pescando in tutta la produzione dagli anni ‘60 ai giorni nostri e adottando diverse metodologie come se fossero altrettanti esercizi di stile. Comunità Italia. Architettura, città e paesaggio dal dopoguerra al Duemila copre lo stesso arco cronologico, ma questa volta nell’intento esplicito di abbozzare una prima storia per immagini delle tendenze costruttive dell’ultimo mezzo secolo, evidenziandone le eccellenze. Infine, Il nuovo vocabolario della moda italiana è una mostra di ricerca che racconta, con grande rigore metodologico, gli ultimi 20 anni dello stile tricolore, concentrandosi su marchi giovani selezionati attraverso un bando e una fitta rete di segnalazioni, escludendo volutamente i grandi nomi leader nel mercato internazionale.

Triennale di MilanoViale Alemagna 6 – Milanowww.triennale.org

Ingresso: 8,00 €;biglietto unico per tutte le mostre 10,00 €

Fino al 6 marzo 2016

IL NUOVO VOCABOLARIO DELLA MODA ITALIANA a cura di Paola Bertola e Vittorio Linfante

COMUNITÀ ITALIA. ARCHITETTURA, CITTÀ E PAESAGGIO DAL DOPOGUERRA AL DUEMILA a cura di Alberto Ferlenga e Marco Biraghi

ENNESIMA. UNA MOSTRA DI SETTE MOSTRE SULL’ARTE ITALIANAa cura di Vincenzo de Bellis Direzione artistica: Edoardo Bonaspetti, Curatore Triennale Arte

Gli stessi titoli delle mostre, del resto, evidenziano questa unità di intenti nella diversità di prospettive. Ennesima prende a prestito il suo nome da un’opera del 1973 di Giulio Paolini presente in mostra, costituita da sette tele che descrivono se stesse. E si sviluppa in sette mostre autonome che mettono in scena altrettanti formati espositivi possibili: la personale (dedicata ad Alessandro Pessoli); la collettiva tematica (Per la scrittura di un’immagine, dedicata alla centralità dell’immagine nel lavoro di venti artisti italiani di diverse generazioni); la collettiva generazionale (2015: tempo presente, modo indefinito, che raccoglie opere recenti di artisti nati dalla seconda metà degli anni ’70); la collettiva su uno specifico movimento (il gruppo 70, protagonista della stagione della poesia visiva); la collettiva su un medium specifico (il tableau vivant nella performance italiana); la mostra di documentazione, che mette in scena l’archivio del collettivo di Via Lazzaro Palazzi, uno dei protagonisti del rinnovamento dell’arte italiana all’inizio degli anni ‘90; e da ultimo l’intervento site specific, attraverso le installazioni di quattro artisti che sono stati invitati a intervenire in punti cruciali del percorso espositivo complessivo.

Comunità Italia è un’altra mostra di mostre, volta esplicitamente «a mettere in evidenza una varietà linguistica che non ha pressoché paragoni in altri Paesi» e a sottolineare i profondi legami dell’architettura italiana con questioni e discipline differenti. La nostra storia recente, raccontata da alcune videoinstallazioni, fa da sottotraccia a un percorso che racconta il design italico attraverso disegni, modelli, quaderni di schizzi e taccuini di viaggio, con l’aiuto della documentazione dei grandi protagonisti della fotografia di paesaggio italiana, da Gabriele Basilico a Luigi Ghirri. Un percorso simbolicamente incorniciato dai lavori di due protagonisti della scultura italiana: La città orizzontale di Pietro Consagra e il Cretto di Gibellina di Alberto Burri.

Sulla precisione e la ricchezza del dizionario (atto fondativo di ogni identità nazionale) si modella infine Vocabolario, che organizza in una serie di “lemmi” (Materia, Costruzione, Ornamento, Dettaglio, Laboratorio ecc.) le produzioni della moda e della comunicazione del settore emerse dopo il 1998: «L’anno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”; tra chi ha attraversato la crisi rigenerandosi e chi ne ha tratto la spinta per intraprendere un percorso autonomo». L’obiettivo esplicito è quello di sottolineare la capacità di rigenerazione del fashion tricolore, contestando lo stereotipo diffuso che la vede ferma ai grandi marchi affermatisi negli anni ‘90, e evidenziando come essa passi attraverso la «valorizzazione di risorse accessibili in Italia e scomparse altrove: l’attitudine progettuale diffusa, i patrimoni di cultura materiale, le piccole reti di laboratori, le manifatture periferiche».

LA PRIMA DI PESSOLI

Nato a Cervia nel 1963, Alessandro Pessoli vive e lavora a Los Angeles. Nonostante abbia esordito nei tardi anni ‘80 e abbia inanellato mostre in prestigiose gallerie e istituzioni internazionali, Sandrinus, il tutto prima delle parti è a tutt’oggi la sua prima personale in una importante istituzione italiana. È un convinto assertore delle potenzialità dei linguaggi tradizionali: disegno, pittura e scultura, che declina in forme eclettiche e colori espressivi e saturi. Attualmente collabora con Anton Kern, New York; Greengrassi, Londra; e Galleria Zero, Milano. Un suo quadro del 2006 è stato venduto da Phillips New York nel 2011 per 12.500 dollari, ma le sue sculture possono raggiungere stime di 35 mila dollari.

Credits Images:

Paola Pivi con Senza titolo (Asino) , datata 2003: una stampa fotografica montata su lastra Dibond (Ennesima) © Paolo Vandrasch. Collezione Privata dell’Avv. Giuseppe Iannaccone, Milano