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Lifestyle

Le notti e i giorni della Versilia

È qui che un capanno per gli attrezzi si trasformò in quello che oggi è il più antico locale al mondo. Ed è qui che hanno debuttato e accresciuto la propria notorietà cantanti e gruppi musicali, mentre grandi artisti e poeti vi trascorrevano le proprie vacanze

Si parla di Versilia, per la precisione di Forte dei Marmi, e la mente corre immediatamente alla mitica Capannina: era il 1929 quando il primo sindaco della città, l’albergatore Achille Franceschi, ripulì e abbellì un capanno sulla spiaggia, adibito fino ad allora a rimessa per attrezzi. Ci portò una decina di tavoli, un grammofono a manovella, qualche disco, qualche pasticcino e prese a servire cocktail. Nel 1930 un disastroso incendio distrusse il locale, che poi assunse l’aspetto che si vede ancora oggi. In pochi anni, la excapanna sul mare diventò lo spazio mondano più rilevante d’Europa. L’ora dell’aperitivo, prima del tramonto, era il ritrovo per gli intellettuali del Novecento: da Montale a Ungaretti, da Primo Levi a Leonida Repaci. Dopo il famoso Rosalend di New York, La Capannina è il locale più antico del mondo essendo nato quattro anni prima del Maxim di Parigi. Nel 1977 fu rilevato da Gherardo Guidi che l’acquistò dagli eredi di Franceschi, mantenendo anche nel nome il riferimento al fondatore. Alla Capannina c’è anche il ristorante e c’è il rito dell’aperitivo: tra l’altro è qui che nacque il “mitico” Negroni. Tra le stravaganze legate al luogo e al drink in questione, la più citata resta quella di Italo Balbo anni Trenta che si annunciava con il rombo del suo idrovolante e si faceva servire il Negroni direttamente a bordo, dal barman in pattìno con ghiaccio e secchiello. Ma anche negli anni Sessanta la Capannina è stata foriera di storie, leggende, amori, voci (quelle che oggi si chiamerebbero gossip): erano di casa Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, qui si innamorarono Alberto di Liegi e Paola Ruffo di Calabria, Renato Salvatori, allora bagnino, e Annie Girardot. Gli anni passano, ma un certo stile alla Capannina va rispettato: vietato entrare in bermuda, zoccoli e ciabatte, e non sono gradite certe esibizioni un po’ cafone, come ballare sui tavoli. D’altro canto, qui sono passati Thomas Mann, Curzio Malaparte, Joseph Kennedy (il patriarca della famiglia), sul palcoscenico si sono avvicendati (con copertine dedicate al locale su Life e altre riviste statunitensi) Gilbert Becaud, Paul Anka, Maurice Chevalier, Xavier Cougat che con la moglie Abbe Lane nel ‘50 lanciò il chachacha, l’orchestra di Perez Prado, i Platters. E qui, non a caso, Edith Piaf eseguì l’unica performance italiana dal vivo.

Puntando a sud

Pochi chilometri più a Sud si trovano i locali di Viareggio. E le inaffondabili Feste dei Bagni, retaggio degli anni ‘60. A Viareggio vengono celebrate in locali come il Trocadero o la Capannina del Marco Polo all’interno della pineta. E poi, da non dimenticare la Bussola alle Focette, costruita da Sergio Bernardini. È qui che sono state “lanciate” per esempio Juliette Greco o Milva, e venivano avvistate Josephine Baker, Ella Fitzgerald, Ginger Rogers e Marlene Dietrich! Emanazione della Bussola era il Bussolotto, che è stato il simbolo degli anni ‘60 e dalla terrazza del quale ci si poteva affacciare per vedere come si divertivano i più danarosi frequentatori della “Bussola madre”. Alla Bussola va il merito di aver portato in Italia grandi nomi della scena musicale internazionale e di aver imposto all’attenzione nazionale il talento di Mina, che proprio a Bussoladomani, un enorme tendone eretto non lontano dal locale vero e proprio, si esibì nel 1978 per l’ultima volta suggellando così la leggenda della propria invisibilità. Ma anche un altro famoso concerto si tenne nello stesso mitico tendone, quello di Domenico Modugno nel settembre 1977, davanti a più di 5 mila persone. Dal vivo alla Bussoladomani è il titolo dell’album live che venne registrato nell’occasione e la cui versione in vinile è oggi una rarità ricercatissima. Sul lungomare, estremità nord di Viareggio, il Piper 2000 (una costruzione bassa e squadrata) fu un vero luogo di culto per gli amanti della musica di “rottura” nei primi anni ‘70. L’avvocato Alberico Crocetta, scopritore di talenti musicali e comproprietario del celeberrimo Piper romano, acquistò alla fine degli anni ‘60 il locale, assai malridotto, e lo ristrutturò in brevissimo tempo per l’estate 1969, facendo lavorare in cantiere (e non è un modo di dire) con vanga e martelli molti artisti che lo avevano seguito da Roma, tra cui Mal con i suoi Primitives. Il 23 luglio di quell’anno il Piper 2000 inaugurava con un concerto di Patty Pravo: da quel momento il locale divenne il punto di riferimento estivo per i protagonisti della scena musicale. Le punte di diamante erano rappresentate ovviamente dalle esibizioni dal vivo: solo nel primo anno di vita passeranno da lì a suonare nomi quali Camaleonti, Dik Dik, New Trolls, Brian Auger e molti altri. Sarà l’estate del 1972 quella da ricordare per gli appassionati: PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Osanna, Van der Graaf Generator, Genesis…e ad aumentare il fascino degli appuntamenti (addirittura uno pomeridiano e uno serale per accontentare tutte le richieste). A poche centinaia di metri dal Piper, ma già in territorio di Lido di Camaiore, il Sea Horse Club (o meglio il Cavalluccio), un grandissimo capannone azzurro su due piani, inaugurava invece il concetto di “discoteca”. Ampi spazi per scatenarsi nelle danze, impianto musicale in grado di frastornare i clienti e pezzi di Donna Summer, Gloria Gaynor, Barry White… con il tocco trash e molto anni ‘70 del tetto apribile, che lasciava vedere le stelle. Poi, nel ‘77, anche il Cavalluccio chiudeva i battenti e gli aficionados del genere “migravano” a Marina di Pietrasanta, al Seven. Non distante, a Ronchi, rivive anche il celebre Oliviero costruito negli anni ‘50 che nel periodo del boom economico fu utilizzato da grandi registi per le riprese di celebri film da lì sono passati Charlie Chaplin, Maurice Chevalier, Edward G. Robinson,Walter Chiari e che un incendio distrusse sul finire degli anni ‘70.

Di giorno…

Al di là degli aspetti glamour la Versilia è un territorio che merita una visita. L’ultimo comune rivierasco, verso Nord e quello di più recente istituzione è Forte dei Marmi (circa diecimila abitanti) che dista da Viareggio appena 11 chilometri (e 33 da Lucca). La “perla della Versilia” ha un litorale caratterizzato da cinque chilometri di sottile spiaggia dorata, abbellita da una lunga passeggiata corredata da palme e oleandri. Ha un molo ora in cemento, ma un tempo in legno, che veniva utilizzato per l’attracco di barche che trasportavano il marmo delle Apuane, usato dunque come punto di partenza dei blocchi verso le più svariate destinazioni e che si protende per 300 metri fornendo una straordinaria vista della città. Fino al 1914 la cittadina faceva parte della vicina Pietrasanta; le sue origini come insediamento sono legate all’attività artistica di Michelangelo Buonarroti. L’area dopo essere stata per molto tempo una terra paludosa e disabitata conobbe nel corso del ‘500 un periodo di crescita economica. Dal 1513, infatti, Leone XIII assegnò a Firenze il Capitanato di Pietrasanta imponendo al grande scultore di rinunciare ai marmi di Carrara in favore dei giacimenti di Seravezza. Forte dei Marmi diventa a partire da questo periodo il principale magazzino di marmi della zona; per molti anni, infatti, i soli edifici del posto sono appunto il pontile d’imbarco e un magazzino. In vacanza a Forte è da visitare il monumento più importante e rappresentativo, la Fortino, da cui deriva il nome della cittadina, edificata nel 1788 per ordine del Granduca di Toscana Leopoldo I di Lorena con lo scopo di rendere la zona più sicura e favorire la formazione di un nucleo urbano. Ma interessante è tutto l’assetto urbanistico cittadino, in particolare il quartiere “Roma Imperiale” dove sorgono alcune ville disegnate dai migliori architetti italiani del ‘900. In calendario Forte ha anche appuntamenti con l’arte, soprattutto in estate, quando la cittadina si anima di turisti. Si va dalle proposte di tipo classico del Teatro della Versiliana agli appuntamenti con il Festival Puccini. Una tappa imperdibile è poi il Museo della Satira e della Caricatura, divenuto un centro di raccolta, conservazione e studio di tutti i materiali concernenti la storia della satira e della caricatura mondiale. La collezione di filmati audio e video illustra le mostre a soggetto, proposte negli anni che vanno dal 1973 al 2007, affiancati da vignette satiriche e schede critiche riferite alle varie manifestazioni (www.museosatira.it). Il Museo organizza anche il famoso Premio, assegnato ogni anno a settembre, e tutti i più importanti disegnatori satirici sono stati a Forte a ritirare il riconoscimento, da Altan a Staino, da Vincino a Bucchi, per parlare solo degli italiani. Ma il Premio Satira (che è attribuito da una giuria di esperti) ha laureato anche giornalisti, scrittori, artisti, registi e operatori del settore quali Roberto Benigni, Renzo Arbore, Dario Fo, Leonardo Sciascia, Curzio Maltese e molti altri…

E d’inverno

Dalla caricatura al Carnevale, quello di Viareggio, il passo è breve. Famoso nel mondo, alla sua nascita, avvenuta nel 1873, era una semplice sfilata folkloristica sulla via Regia; i primi carri mascherati, fatti di legno e tela, cominciarono a sfilare sui grandi viali a mare nel 1921. Lentamente avvenne il passaggio da festa popolare spontanea che coinvolgeva il nucleo del centro storico a vera e propria “industria”, programmata e organizzata nei minimi particolari. Per l’occasione, affluiscono oggi in città centinaia di migliaia di spettatori. Per i giorni del Carnevale, rioni addobbati, come addobbato e variopinto è il lungomare, “teatro” delle sfilate dei carri, mentre di grande suggestione il Carnevale notturno-rionale, in particolare quello che si tiene nella Darsena. Dal 2001 i carri vengono costruiti alla Cittadella del Carnevale, una struttura composta da sedici capannoni e da un edificio in cui sono collocati la Scuola della cartapesta e il Museo del Carnevale. E durante i mesi estivi, la sua piazza diventa un teatro all’aperto, che ospita anche il festival del Teatro Canzone, dedicato a Giorgio Gaber. Conta 64 mila abitanti, Viareggio, che diventano molti di più nei mesi estivi. E che “sconfinano” nella frazione di Torre del Lago Puccini, dove si tiene anche il festival Puccini da giugno a ottobre. Al nome originario di Torre del Lago venne aggiunto nel 1938 quello di Puccini per rendere onore al compositore, che qui visse e compose molte delle sue opere liriche. Viareggio è nota anche in ambito storico-religioso: qui sono conservate le spoglie di Sant’Antonio Maria Pucci, che vi operò e qui morì, mentre nel 1894 la forlivese Clelia Merloni fondò qui la Congregazione delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, oggi diffusa dall’Italia al Brasile agli Stati Uniti.

La lunga spiaggia bianca

Ma al di là dei personaggi celebri che la abitarono ciò che rende Viareggio unica è la sua lunga spiaggia bianca, i locali, la bellezza riservata degli inverni. La città ebbe origine da un castello che Lucchesi e Genovesi, alleati contro Pisa, edificarono nel 1172 sulla riva del mare, a difesa della costa e del territorio circostante, e che venne chiamato “Castrum de Via Regia” (era costruito al termine di quella strada, che serviva da collegamento tra il forte e l’entroterra). Il simbolo storico del luogo, la Torre Matilde, fu eretta nel 1534 per contrastare la minaccia di incursioni da parte di pirati; fu il nucleo attorno al quale si formò un piccolo centro abitato che si ingrandì nei secoli. Le incantevoli pinete di Viareggio hanno un’origine molto più funzionale di quanto si possa credere: furono innalzate come barriera di protezione per proteggere le colture dell’entroterra, spazzate e danneggiate altrimenti in modo irrimediabile dal vento di mare. Ecco così nascere le strisce di bosco di Levante e di Ponente. Nei cantieri navali viareggini sono state anche inventate alcune tipologie di imbarcazioni, come il Barcobestia e la Goletta viareggina. E nel 1822 la principessa Paolina Bonaparte Borghese, sorella di Napoleone, fece costruire vicino alla riva del mare una villa per passarvi gli ultimi anni di vita. Nel 1828 furono costruiti i primi stabilimenti: il Nereo per gli uomini, il Dori per le signore (ai tempi era proibito il bagno promiscuo). La città oggi ha 10 km di spiaggia sabbiosa, 6 gestiti dagli stabilimenti balneari e 4 di spiaggia libera (parte del Parco Naturale Regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli). Intorno al 1860 sorsero grandiose strutture balneari su palafitte e all’inizio del Novecento la città era la “Perla del Tirreno”, un centro mondano, culturale e turistico apprezzato in tutta Europa e caratterizzato da una riconoscibilissima architettura liberty e déco.

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Un gruppo di ragazzi che balla il twist alla Bussola negli anni '60