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Gusto

Ciak si beve

Maggio è tempo di festival cinematografici, e di grandi vini, gli stessi che spesso ritroviamo nelle pellicole hollywoodiane e nei film italiani. Da Il silenzio degli innocenti a Ratatouille passando per Commediasexy e Colpo d’occhio

Protagonista assolutoMaggio è tempo di grandi pellicole e grandi star sulla croisette di Cannes, non lontano dalla quale si trova la Provenza – e quindi Côtes de Provence Aoc e poco lontano l’eccelso Bandol – una terra in grado di trasformare anche un cinico broker di successo della City londinese più spericolata in un saggio e riflessivo viticoltore. È quanto successo a Russel Crowe e il suo sogno divino realizzato con la bellissima Marion Cotillard nel film Un’ottima annata (2006) dove il vino ha appunto il potere di cambiare la vita del protagonista! Se vi sforzate di rammentare qualche etichetta di vino protagonista di film di successo scommetto che farete molta fatica a ricordarvene qualcuna. Colpa del fatto che la maggior parte il product placement è un fenomeno molto rodato soltanto nel cinema Usa, un mercato dove il vino è diventato familiare e comune davvero solo negli ultimi 10 anni. Senza dimenticare i fatto che descrivere o usare un vino in un film nel modo giusto è un’operazione complessa che va spiegata agli spettatori, soprattutto laddove la cultura enoica non è così sviluppata come in Italia. Ma è una tendenza che ha cominciato a invertirsi a partire da Sideways (2005), addirittura un film intero sulla Napa Valley e i suoi vini a base Pinot Nero, con una serie di citazioni di etichette e annate importanti quante mai prima di allora. Dal Sassicaia 1985 allo Cheval Blanc 1967 passando per vari vini americani, il film accontenta tutti, tranne i patiti del Merlot, vitigno tanto bistrattato nel film (prima di sedersi a tavola i protagonisti esclamano: «Se qualcuno ordina del Merlot me ne vado via») da aver causato un calo nei consumi degli americani. Per evitare il ripetersi di un simile fenomeno, nel remake giapponese pare sia stata eliminato questo accanimento.

Bond ChampagneParlando di annate famose, dobbiamo andare in Inghilterra per avere una delle citazioni più note e forse quella più famosa in assoluto, parliamo ovviamente di James Bond e il suo Dom Pérignon del 1953 (che preferisce sempre al 1955, in genere più quotato) che gli viene proposto nel primo episodio della serie di 007 Dr. No del 1962. E in molti altri film di Bond torna lo champagne di lusso della Moët et Chandon con annate sempre eccelse come la 1959 o la 1962, già introvabili all’epoca figuriamoci adesso…(per i maniaci ricordatevi che la Dom Pérignon ha da poco rilasciato alcune bottiglie troisième plénitude degli anni 1960 dopo 45 anni sui lieviti). L’altra Grand Marque spesso citata e bevuta da Bond (diventata “champagne” ufficiale negli ultimi film) è Bollinger con il suo Rd e i suoi millesimati. Tra le migliori bottiglie ricordiamo un Bollinger RD ‘69 in Moonraker e una Grande Annèe 1990 in Casino Royale. Epocale invece il vino rosso (prima volta) ordinato da Bond nel vagone ristorante insieme a Eva Green, per l’esattezza un (immaginiamo) fantastico Château Angelus 1982, premiere cru di St Emilion. I vini rossi francesi non sono stati molto utilizzati nei film hollywoodiani tant’è che abbiamo dovuto aspettare un topo per vederli, ovvero Ratatouille. Le mitiche bottiglie che i protagonisti del cartone animato di Pixar bevono sono un sontuoso Château Latour del 1967, uno Cheval Blanc del 1947 e un Lafite Rotschild di annata non definita. E si scorge anche uno champagne e un Côte-Rôtie che il critico culinario Ego beve nel suo studio. Non entriamo nel merito degli abbinamenti perché il Latour viene bevuto per altri scopi che non sono alimentari, che lo Cheval Blanc è solo nominato e che il Lafite è ordinato prima di scegliere il piatto, però l’aspetto importante da notare è che, a dispetto del Pinot Noir e della Borgogna, il vecchio e demodè Bordeaux si prende una bella rivincita.

Il diavolo veste ruffinoMa non possiamo parlare in Rataouille di vero e proprio product placement, a differenza di quanto accade in Rocky Balboa, Il diavolo veste Prada e Sex and the City. Ricorderete forse la bottiglia di Riserva Ducale Chianti Classico Ruffino servito dal cuoco alla bella Anne Hathaway in una cenetta romantica casalinga e che ritroviamo anche in Rocky Balboa. Oppure, ancora, in versione candeliere in Sex and the city. Bottiglia di successo oltreoceano e rilanciata negli Usa da quando la toscana Ruffino è entrata a far parte del gruppo vinicolo Constellation Brands. In Sex and the City il vino sottolinea molti momenti. In particolare Carrie (Sarah Jessica Parker) beve Shiraz, vitigno molto in voga in Usa, usato per produrre vini speziati, marmellatosi e rotondi. Festeggiamenti e brindisi sono invece immancabilmente a base di champagne. Tuttavia la marca non è mai in evidenza, il che la rende l’operazione di product placement più di successo della storia. Tanto che si può dire che questa tecnica di promozione sia stata inventata proprio dai commercianti francesi che in ogni occasione importante negli ultimi 500 anni di storia sono riusciti a inserire le loro bollicine… dalla corte degli zar (per loro era prodotto in esclusiva il Crystal) alla vittoria della Seconda Guerra Mondiale (Winston Churchill festeggiava con Pol Roger). Anzi questo vino è diventato un simbolo visto che in Casablanca (1942) Humphrey Bogart, sulle note di As Time Goes By, afferma che preferirebbe annaffiare le piante del giardino con lo Champagne piuttosto che lasciare che i tedeschi lo bevano tutto.

Toscana, Chianti, cannibali…Enrico Pacciani di Logos in Fabula, azienda che si occupa di product placement nei film italiani, ci aiuta a scoprire le comparse dei vini toscani al cinema. Tra le citazioni, il celebre Il Silenzio degli Innocenti dove Hannibal parla di Chianti come miglior abbinamento per il fegato (umano) con contorno di fave. Addirittura in Hannibal (il sequel con Giancarlo Giannini del 2001) si nomina il Chianti Classico San Felice e parte del film è stato girato a Palazzo Capponi, tenuta dove si produce l’ottimo Chianti Villa Calcinaia. Curioso però rilevare che Thomas Harris, scrittore del libro, facesse bere al suo cannibale il vino Amarone della Valpolicella con il fegato al posto del Chianti . E da sommelier, oggettivamente si può senz’altro dare ragione allo scrittore visto che il Chianti generalmente è un po’ aspro e amarognolo nel finale per essere davvero un buon abbinamento per il fegato, mentre invece l’Amarone potrebbe funzionare benissimo. Anche in questo caso Hollywood banalizza un concetto per poter usare un nome di un vino (Chianti) famoso e riconoscibile. Tornando a usi meno macabri, di recente forse avete visto una bottiglia di Chianti Classico (con etichetta ad hoc) nella cena romantica di Commediasexy di D’Alatri con protagonista la bella Elena Santarelli, meno inquietante del pur affascinante dottor Lecter. Sempre a proposito di Chianti Classico, è da ricordare che nella tenuta Vignamaggio è stato girato Molto Rumore per Nulla di Kenneth Branagh del 1996 e se nel film di vino se ne parla poco, si racconta che la troupe abbia allungato notevolmente i tempi di lavorazione previsti perché catturati dal posto e dal vino lì prodotto.

Bollicine italiane007 beve solo quelle francesi, ma le nostre bollicine di recente sono finite spesso nei calici di produzioni importanti come Colpo d’occhio di Sergio Rubini con Riccardo Scamarcio, Vittoria Puccini e lo stesso Rubini, uscito lo scorso anno. In Natale in Crociera di Neri Parenti (2008) si festeggia a Prosecco Aneri, mentre altre bollicine, più dolci, sono quelle degli Asti Docg prodotti da Gancia che vengono usate da Abatantuono e amici in Italia 2061, uno dei film di Vanzina di minor successo degli ultimi anni (2007) ma che fa registrare la curiosità di mostrare un’azienda già storica che sopravvive per più di 300 anni: Gancia infatti è stata fondata nel 1850 e il film appunto mostra bottiglie di Gancia ben 211 anni dopo la prima bottiglia prodotta! Anche qui però i francesi (grazie agli americani…) ci battono di qualche secolo. Nel film Star Trek Generations del 1994 una bottiglia di Moët et Chandon vola verso la “nuova” Enterprise durante la scena del varo dell’astronave che apre il film. Siamo nel 23esimo secolo e sull’etichetta si legge chiaramente Maison Fondee en 1745…fanno 455 anni! Anche se dovremmo chiederci come mai una bottiglia di Champagne possa volare nello spazio senza congelarsi all’istante…Abbiamo visto che di vino nei film se ne beve poco ma in compenso nello stato di Washington, e precisamente a Vancouver, avrete un posto in più per gustare l’ottimo Pinot Nero locale. Infatti nel cinema VinoTopia il vino viene distribuito comodamente alla vostra poltrona e su richiesta è possibile assaporare anche grandi etichette come Château Margaux e Penfolds Grange (il più ricercato e costoso vino australiano). Decisamente geniale e con un pizzico di orgoglio toscano (visto che le macchine per la conservazione del vino tra un bicchiere e l’altro le fa la nostra Enomatic). C’è solo i rischio di eccedere con il consumo nel caso di pellicole noiose. In compenso certe uscite romantiche al cinema nelle ultime file verrebbero rese indimenticabili dal Krug della situazione…

Credits Images:

Un’immagine del film Hannibal , in cui è citato il Chianti classico San Felice