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Lavoro

Quando in carriera è lei

La questione pari opportunità è ancora all’ordine del giorno, ma sono sempre di più le “capofamiglia al femminile”, manager e imprenditrici che non rinunciano a dare la scalata ai vertici. Ecco chi sono e qual è il segreto del loro successo

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Vanno di gran carriera, ricoprono incarichi che un tempo erano riservati solo agli uomini e lo fanno come (e meglio) di loro: ecco le donne alfa, quelle che non hanno paura di affermarsi e chiedere tutto ciò che vogliono, perché sanno come ottenerlo. Sono più di 70 milioni al mondo, secondo Alison Wolf, economista e professoressa al King’s College di Londra, autrice del saggio Donne alfa, perché hanno più successo degli uomini (edito da Garzanti). E in Italia? Da noi le “capofamiglia al femminile” sono più di 8 milioni secondo l’Istat. Ma come riescono a fare tutto, tra casa e lavoro, meglio degli uomini? E che ruolo resta all’antico pater familias? «Se riescono meglio degli uomini a conciliare lavoro e vita privata è forse per un’attitudine a una visione d’insieme che sappia racchiudere tutti gli aspetti delle relazioni», spiega Franca Audisio, presidente di Aidda, l’associazione delle imprenditrici e donne dirigenti d’azienda. «Oggi secondo l’Istat ci sono in Italia quasi 2 milioni e mezzo di bread winner, le donne che portano a casa il pane perché guadagnano bene e meglio dei mariti, e così spesso a occuparsi della casa è lui. E se fino a pochi anni fa un uomo che si occupasse della casa e dei figli era visto come una stravaganza e a volte con diffidenza, oggi mi pare che ci sia più consapevolezza sul fatto che questi compiti non siano solo delle donne, ma c’è ancora tanta strada da fare».

MARIUCCIA ROSSINIKorian

LINDA GILLIInaz

RAFFAELLA LOMBARDILombardi & Cantù

ALESSIA PANIZZABiomedic Clinic&Research

DONATELLA CINELLI COLOMBINIDonne del vino

CHIARA SCORTEGAGNAAdhocmanagement

LINA BRUNA BERNARDINIAvvocato

Insomma, non si tratta di Wonder Woman, ma quasi: le donne che riescono bene nel lavoro e nel privato ce la fanno perché sono iperattive e multitasking, possiedono una grande autostima e sono assertive, ma anche empatiche, esercitano il potere, ma lo sanno fare in maniera seducente. Già: oggi la femminilità è quasi un valore aggiunto e lo dimostrano i numeri. Secondo uno studio dell’Università di Leeds, infatti, le aziende guidate da donne hanno percentuali più basse di fallimento. E se ce ne fossero di più al posto degli uomini, dice un report di Ernst & Young, le imprese potrebbero aumentare la produttività dal 3 al 25%. Eppure la presenza femminile è cosa rara a livello di top management e nei consigli di amministrazione se ne contano due ogni otto uomini. Non solo: a parità di posizione, le donne ricevono uno stipendio inferiore dell’11% rispetto ai colleghi uomini. «Le cause sono da ricercare sicuramente in fattori esterni, come la presenza di stereotipi o l’eredità socio-culturale», afferma Ingrid Hollweck, fondatrice di CoachPeople e specializzata nel corporate coaching di aziende multinazionali. «I dati confermano che mai nella storia i livelli di istruzione sono stati così alti per le donne. Nonostante ciò le carriere rosa, soprattutto per chi ha più di 35 anni e figli a carico, incontrano troppo spesso un freno notevole. Che fare? Spesso sono le donne stesse a ostacolare la propria carriera professionale e allora bisogna lavorare per rimuovere quei blocchi per diventare una donna sicura di sé e consapevole del proprio valore».

DINA RAVERAPresidente Asstel

Insomma, una donna alfa: intelligente, colta, affermata e in carriera, ma senza rinunciare a nulla, prima di tutto alla famiglia. Ma da dove vengono? E possono davvero essere considerate un modello vincente? «Le donne alfa, in azienda, assumono in realtà una modalità di gestione della leadership che non è propriamente loro», ci spiega Donatella Rampado, consulente, formatrice e scrittrice al fianco di molte top manager nella costruzione di un’immagine forte e una solida carriera, «perché ricalcata su quella maschile e ne acutizzano alcuni aspetti, purtroppo non sempre positivi. Alcune scelgono la carriera o la realizzazione personale nell’interezza maschile e non nella completezza che un ruolo femminile può assurgere. Vincenti sono, a mio parere, le donne che sono riuscite a superare il modello di leadership prettamente maschile, facendo leva sulle doti e le attitudini intrinseche “omega femminili”. La nuova figura di leader che emerge è quella che si stacca dalle comuni convenzioni e diventa la donna del Nuovo Rinascimento, capace di armonizzare con naturalezza i ruoli di madre, protettrice e visionaria con quelli di amministratrice. Donne che si occupano di organizzazione e gestione della vita e dell’azienda, sono attente alla responsabilità sociale e hanno una forte spinta innovativa».