Imprese: allarme workplace bullying

Oltre sette collaboratori su dieci hanno subito vessazioni sul posto di lavoro

Il 7 gennaio si celebra la Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, iniziativa nata nel 2017 per sensibilizzare la popolazione su un fenomeno che ogni anno coinvolge migliaia di giovani. Ma cosa succede se le vessazioni si verificano sul posto di lavoro? Di questa problematica si parla tdavvero poco, ma all’interno degli ambienti lavorativi si sta diffondendo il “workplace bullying”, una forma di comportamento sociale di tipo violento e ripetuto nel tempo attuato nei confronti di colleghi e collaboratori. Le prime conferme giungono dall’approfondimento condotto sulle principali testate del settore da Espresso Communication per Great Place to Work Italia: il bullismo infatti trova linfa all’interno degli ambienti lavorativi a tal punto da essere definito da HR Executive come fonte di una “epidemia fuori controllo”. Secondo il portale d’informazione americano, che riprende i dati del Workplace Bullying Institute, addirittura oltre 7 dipendenti su 10 (75%) dichiarano di essere stati bersagli o di aver assistito ad atti di bullismo sul posto di lavoro per un totale che va oltre i 79 milioni di collaboratori coinvolti solo negli Stati Uniti. Questo fenomeno, che può includere abusi verbali, condotte offensive, intimidazioni o aggressioni, può causare sia danni fisici sia un crescente stato di angoscia mentale, nonché alto assenteismo e rotazione dei dipendenti, bassa produttività e, di conseguenza, danni alla reputazione di un’azienda.

Capi d’azienda responsabili del benessere

All’interno di questo scenario, altamente delicato, emerge la figura del responsabile d’azienda, chiamato ad ascoltare il proprio team operativo per trovare soluzioni mirate a mantenere ottimale il benessere organizzativo dell’ambiente di lavoro. Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia, sottolinea in proposito: “La pandemia ha ulteriormente rafforzato una problematica già esistente. All’interno di ogni workplace è fondamentale avere, anzi percepire un clima aziendale ed organizzativo produttivo e stimolante. Per questo motivo, i capi d’azienda sono e saranno sempre più importanti. I collaboratori necessitano di essere ascoltati: solo così è possibile trovare soluzioni mirate, tempestive ed efficaci per contrastare un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio in buona parte dell’universo professionale e lavorativo”.

Non solo Stati Uniti

E se pensate che il fenomeno riguardi solo gli Usa, dovrete ricredervi, perché l’Europa non ne è immune. Secondo il portale britannico People Management: più di un quarto dei collaboratori coinvolti in un recente sondaggio afferma di essere stato vittima di vessazioni all’interno del proprio workplace. E ancora, secondo l’Irish Times il 9% dei lavoratori irlandesi ha subito atti di bullismo. Gli effetti psicologici correlati a queste esperienze negative sono molto seri: i professionisti coinvolti, infatti, hanno maggiori probabilità di avvertire problemi di salute mentale come ansia e depressione. Ma non è tutto, il bullismo sul lavoro risulta un topic d’interesse anche sui social: l’hashtag #workplacebullying, infatti, conta oltre 19 mila contenuti pubblicati su Instagram per raccontare la problematica attraverso il web.

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