Nel 2023 il mercato Cloud in Italia continua a consolidarsi, con un tasso di crescita del 19% e un valore complessivo che raggiunge i 5,51 miliardi di euro. È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio Cloud Transformation, giunto alla sua tredicesima edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.
La spesa in Cloud in Italia nel 2023
Nonostante la crisi energetica e il conseguente aumento dell’inflazione (con potenziali impatti rilevanti su un servizio energivoro come il Cloud), le imprese del nostro Paese hanno continuato a valutare positivamente i percorsi di digitalizzazione affrontati negli ultimi anni, ormai saldamente fondati nella “nuvola”.
A trainare la crescita sono in particolare i servizi infrastrutturali (IaaS), che raggiungono i 1,511 miliardi di euro (+29% sul 2022), arrivando a pari merito con la quota rappresentata dai servizi Software (SaaS), storicamente più diffusi.
In continuità con gli scorsi anni, è la componente Public Cloud & Hybrid Cloud a registrare la dinamica di crescita più significativa, con una spesa di 3,729 miliardi di euro e una crescita del 24% sul 2022.
Tra le altre componenti della spesa complessiva Cloud, il Virtual & Hosted Private Cloud, cioè i servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, raggiunge 1,034 miliardi di euro (+9%) mentre la Data Center Automation, ossia la modernizzazione delle infrastrutture on-premises, cresce del 10% per un totale di 748 milioni di euro.
Le grandi imprese guidano la spesa Cloud in Italia
A oggi la spesa Cloud italiana è rappresentata per l’87% dalle grandi imprese, che hanno raggiunto una consapevolezza sulla necessità di indirizzarla non solo verso l’adozione di nuovi servizi digitali, ma anche verso il consolidamento di quelli esistenti.
Le pmi, tuttavia, sono un comparto in grande crescita: grazie a iniziative sistemiche, come i fondi del Pnrr, la spesa in Public Cloud si attesta nel 2023 a 478 milioni di euro in crescita del 34% rispetto al 2022.
La “nuvola” è ormai pervasiva nelle grandi imprese, dove mediamente oltre la metà delle applicazioni aziendali (51%) oggi risiede nel Cloud. Tuttavia, le sfide principali per una reale trasformazione delle modalità con cui le aziende fruiscono la tecnologia non sono certo terminate.
“Dopo aver affrontato i passi più semplici, quali l’adozione di applicazioni erogate in modalità SaaS o la migrazione di applicazioni già compatibili con il Cloud, il focus si sta spostando, da un lato verso un maggior controllo della spesa e dall’altro verso l’ammodernamento del parco applicativo legacy a supporto dei processi core”, spiega Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation. “In questo scenario, è ormai matura la consapevolezza del ruolo del Cloud come importante fattore abilitante la trasformazione digitale delle imprese. Grazie alla trasformazione del proprio modo di lavorare con approcci più agili e con una maggiore collaborazione fra business e It, le aziende sono oggi più preparate per godere dei benefici di innovazione portati dalle piattaforme di intelligenza artificiale, dagli ambienti di sviluppo low-code e no-code e dall’emergere di nuove applicazioni enterprise”.
Serve cambiamento culturale
A questo si aggiunge la necessità di un cambiamento culturale. Ancora oggi, quasi due organizzazioni su tre (63%) dichiarano di misurare l’apporto del Cloud al business dell’azienda in base al risparmio sui costi rispetto a una configurazione on-premise. Questo dato è espressione di una cultura organizzativa diffusa: invece di guardare al Cloud come una leva di efficacia nell’accelerare la digitalizzazione e l’innovazione, lo si adotta come mezzo di puro efficientamento, alimentando una narrazione che inibisce la vera trasformazione.
Non è infatti un caso che tra le iniziative in ambito Cloud che si profilano nell’arco dei prossimi 12 mesi, la più dichiarata è l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e dei costi della nuvola.
La nuvola impone nuove modalità di gestione dei sistemi informativi che si adattino alle logiche di fruizione as-a-service. La revisione dei processi di It Financial Management, oggi prioritari per le imprese, potrebbe rappresentare un primo passo fondamentale da cui partire nella sperimentazione di nuove modalità di lavoro tra direzione IT e business.
Purtroppo, però, quasi tre quarti delle imprese italiane (74%) continua a gestire le risorse e i costi della nuvola secondo le logiche tradizionali dei sistemi on-premise che mal si adattano alla variabilità e dinamicità dei modelli di pricing del Cloud.
“L’incapacità di prevedere i costi del Cloud, la lentezza e la rigidità nell’adeguare i budget, comportano spesso difficoltà gestionali o, nei casi peggiori, il taglio o la riduzione di servizi”, aggiunge Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation. “In molti casi questo fenomeno determina un rallentamento degli investimenti in digitale, che colpisce soprattutto i progetti innovativi che vengono sacrificati per poter invece garantire continuità ai servizi già in produzione. Una efficace Cloud Transformation, dunque, richiede una maggiore maturità nel prevedere e gestire dinamicamente le risorse economiche dedicate cloud”.