Più di 30 videogiochi e 5 console vendute al minuto per un giro d’affari che nel 2010 ha superato, per il terzo hanno consecutivo, il miliardo e cento milioni di euro di fatturato. Alla faccia della crisi. Mentre i mercati videoludici internazionali subiscono una grossa frenata (-5% negli Usa e -15% in Gran Bretagna), il mercato dei videogiochi in Italia registra un risultato decisamente positivo con 20 milioni di pezzi venduti in 12 mesi. A dire il vero una flessione c’è nei dati 2010 di Aesvi (Associazione italiana degli editori software video ludico) ripresi dal sito e-duesse. Complessivamente il mercato italiano segna un -2,3%, un calo dovuto soprattutto alle console portatili (-21% a valore), un calo fisiologico legato soprattutto alla fine del ciclo generazionale della Psp e Nintendo Ds (usciti oltre 6 anni fa) e all’arrivo dei successori Playstation Phone e Nintendo 3Ds nel corso del 2011. L’hardware è risultato complessivamente in calo a volume (-7,4%, con vendite di 2,3 milioni di unità) e a valore (-8,9%, con entrate di 457 milioni di euro) ma le home console (Wii, Ps3 e Xbox 360) sono risultate in crescita del 3,8% a volume (con 1,44 milioni di pezzi venduti) e solo in lieve calo a valore (-1,3% per 317 milioni di euro di fatturato).
Aesvi scarica il rapporto annuale 2010
Italia pallonara, Pes e Fifa dominano sui titoli più vendutiLe vendite software sono complessivamente in crescita del 2,9% a valore (646 milioni di euro), nonostante un calo dell’1,1% a volume (probabilmente grazie al prezzo maggiore dei giochi per home console rispetto a quelli portatili). Sempre in calo il software Pc (-20% a volume e -15,4% a valore). I top seller dell’anno sono stati i due titoli calcistici: Pes 2011 (1°) e Fifa 11 (2°), con Fifa World Cup South Africa all’11esimo posto. I blockbuster del Natale, Call of Duty Black Ops e Assassin’s Creed Brotherhood sono rispettivamente 3° e 5° per l’anno solare. Secondo i dati raccolti da e-duesse Xbox 360 Kinect e PS Move hanno avuto un ruolo importante nel limitare la flessione del business. L’Italia resta quindi il quinto mercato europeo, dopo UK, Francia, Germania e Spagna, ma il divario dai nostri cugini spagnoli si sta assottigliando (1,1 contro 1,2 miliardi di euro).
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